Ritorni

 In EAST RIVER
Il mio viaggio verso Roma, con il solito pullman che fino a un anno fa cullava i miei ritorni insonnoliti, è oggi un viaggio di andata. Poi tornerò a Nusco, prima di volare a New York. Nusco per ora la lascio sulla solita montagna addormentata, che non cambia mai se non nel colore. Le mie montagne verdi d’estate mi ricordano che io diventerei terra, se mai dovessi ridurmi a uno soltanto degli elementi. Piedi per terra, testa dura dei montanari, caparbietà tutta nuscana, a quanto pare proverbiale. «Lei mette i puntini sulle i, si vede che è di Nusco», mi disse Tullio de Mauro tanto tempo fa, quando era un linguista, prima che ministro. Conosceva De Mita e solo De Mita poteva essere il suo termine di paragone, chi altri? Dava anche per scontato che io lo conoscessi di persona, ma stranamente io non ho mai sentito questo bisogno. De Mita è come il terremoto per me: fa parte del luogo.

I miei giorni a Nusco li passo quasi in isolamento, anche da me stessa: faccio la marmellata, assisto al saggio di nuoto di mio nipote, guardo la partita della Germania e non esco. Non esci? Sto con la nonna e guardo la partita. Mi rendo subito conto del mio clamoroso errore: dovrei invece andare a vedere questo paese in festa per il nuovo sindaco: il vecchio De Mita. L’orgoglio vince; non vado per non dare l’impressione di approvare l’elezione e di voler godere della sua magnanimità. Mi dicono che il cibo è abbondante e delizioso. Musica dal vivo accompagna la grande abbuffata. Panem et circenses …

Non vado e mi pento e la mia vena curiosa inizia a pulsare con forza. Mi dicono che ci sono tutti, anzi ci sono pure i “forestieri”, e che però questi non c’entrano nulla, perché loro il sindaco non lo hanno votato. Quindi sarebbero venuti solo per osservare e per “stare attorno” al sindaco e per il cibo gratuito e anzi hanno mangiato anche più di noi. “Noi” ora include tutti i nuscani: anche i pochi che non lo hanno votato vanno alla festa di De Mita, per non destare il sospetto e perché non si sa mai, potrebbero aver bisogno anche loro dell’intervento dell’onorevole, del Presidente.

Parlerà mai da sindaco, come i vari Nardella di turno, questo De Mita che ha unito e diviso il borgo? Qui il sindaco precedente era Giuseppe De Mita, nipote di Ciriaco, eletto a dispetto del sostegno che l’onorevole aveva accordato al “vecchio sindaco” Agostino Maiurano. Laddove l’opposizione porta il suo stesso nome non è dato sapere dove comincia e dove finisce De Mita.

All’indomani della recente elezione-plebiscito immancabilmente si scatena su Facebook la battaglia tra quelli che ha-fatto-tanto-per-il-paese a quelli che io-sono-dovuto-andar-via-perché-non-voglio-leccar… Negli insulti che volano tra guelfi e ghibellini leggo comunque lo stesso viscerale attaccamento alla terra, che trattiene sul suolo natio pure quelli – tanti – che hanno recentemente perso il lavoro, o che continuano a lavorare ma non verranno mai retribuiti perché le aziende dichiareranno presto il fallimento.

Tranne gli esiliati, che ora stanno mangiando il pane altrui, molto o poco salato che sia, pare che alla festa ci siano veramente tutti. Ci sono quelli che sono grati per un lavoro squallido e mal pagato e quindi ringraziano. Ci sono quelli che pensano di andare ma non partono mai, e quindi sperano. Poi ci sono quelli che sono tornati dopo l’emigrazione perché così deve essere. Poi ci sono quelli che non hanno mai bussato alla tua porta, De Mita, ma che sentono questa montagna come una parte di loro stessi. La terra…

Infine ci sei tu e anche tu torni da lontano. Anche tu hai sentito il richiamo della terra, De Mita?

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