Non conoscere la storia

 In POLITICA
Chiunque abbia avuto a che fare con la rete negli ultimi 15-20 anni sa benissimo chi sia Massimo Mantellini e che autorevolezza egli possegga nell’ambito della tecnologia. Ma nel tweet che oggi ha sparato contro Landini, da buon fedelissimo renziano, c’è tutta l’arroganza di chi pensa che basti un diploma o anche una laurea per avere la titolarità di far politica o di discutere di politica.

C’è la profonda ignoranza di cosa abbia significato il suffragio universale e la possibilità di chiunque di poter e dover contribuire al meglio delle proprie possibilità per il progresso sociale.

C’è una concezione non settaria, come si legge su Twitter, ma elitaria di chi possa fare politica.

E direi di più: una visione persino conservatrice e assolutamente poco moderna, perché considera soltanto i “titoli” di studio come lasciapassare a trattare temi di alto profilo, nemmeno immaginando che forse  le esperienze di vita e la stessa battaglia sindacale, che Landini conduce da una vita, possano aver portato il segretario generale della FIOM a poter elaborare pensieri più alti di quelli di un adolescente con la terza media (ossessione tutta italiana che un pezzo di carta risolva ogni nostri problema).

In questo autunno caldo, climaticamente e politicamente, credo si sia raggiunto un livello così infimo della lotta politica – da tutte le parti – che sarà molto difficile venirne fuori civilmente.

Se il livello dello scontro è fra chi rivendica di aver con sé le persone perbene (Renzi) e chi invece quelle oneste (Landini) temo non si vada da nessuna parte.

E se non si vuol finire per diventare tutti dei bimbominkia, come ha scritto oggi Bracconi, forse sarebbe il caso di recuperare un po’ di ecologia delle parole, come saggiamente Jacopo Iacoboni della Stampa suggerisce di fare.

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