La civiltà immediata

Leggevo ieri questo articolo. Ora senza entrare nel merito né dell’intervista né del libro che non ho letto mi ha colpito quell’ultima frase:

 Vivere in un paese che ti riconosce è un’esperienza molto forte. In Italia, dove tutto sembra una conquista, non mi rendevo conto di questa possibilità. Alla civiltà ti ci abitui subito. Una volta ottenuto un riconoscimento pubblico non ce la fai a tornare in un paese dove non sei considerato

Se ci si pensa bene è quello che molti di noi italiani fa quando va all’estero. Continuiamo a vivere in città sporche e con i muri imbrattati, evitiamo accuratamente di fare la fila alla cassa del bar preferendo il disordine e le sgomitate, saliamo sui mezzi pubblici impedendo letteralmente a chi sta sopra di uscirne!

Poi quasi per incanto quando andiamo a Londra ci mettiamo rispettosamente in coda per salire su un autobus, non ci azzardiamo minimamente a gettare cartacce dai finestrini se percorriamo qualche autostrada tedesca quando magari qualche ora prima l’abbiamo fatto sull’Autostrada del Sole, non strombazziamo inutilmente con il clacson.

Perché è proprio così: alla civiltà, all’ordine ed alla pulizia ci si abitua immediatamente e si sente di respirare un’aria diversa in una città più ordinata e civile. Perché è l’esempio degli uni con gli altri che ci stimola a comportarci bene e a tenere al bene comune.

Ed è proprio per questo che inorridisco di fronte agli attacchi agli immigrati che vengono ciclicamente riproposti: se noi manifestassimo più amore per le nostre città e per le cose di tutti, chi è chiamato ad integrarsi velocemente sarebbe portato a farlo secondo l’esempio che forniamo. Non è che ora negli altri paesi arriva l’immigrazione buona e qui invece solo quella cattiva!

Magari dalle piccole cose della vita quotidiana la civiltà potrebbe arrivare anche nel diritto civile e di convivenza, così da attuare finalmente e compiutamente il famoso e inapplicato articolo 3 della nostra Costituzione!