Paraocchi a Cinque Stelle

 In POLITICA

Un ascoltatore di Radio Capital, militante piemontese del movimento dei pentastellati (pare che si chiamino così, con questo nome dal richiamo esoterico, i grillini) ed intervenuto telefonicamente durante il TG Zero di ieri sera, ha raccontato come il suo gruppo si finanzi per le attività politiche. Incalzato però su questioni di carattere generale da parte di Vittorio Zucconi ed Edoardo Buffoni, l’ascoltatore ha dato delle risposte veramente disarmanti ma molto istruttive per comprendere l’immaturità intrinseca della nostra società civile.

I due giornalisti infatti hanno chiesto all’esponente del Movimento Cinque Stelle se nell’ambito della loro organizzazione fosse lecito dissentire da Grillo e nel caso in cui lo facessero come si fossero posti di fronte a opinioni del loro leader carismatico. L’esempio ovviamente più evidente era la famosa posizione del comico e blogger genovese sulla cittadinanza agli immigrati nati qui in Italia secondo il principio dello ius soli. Il pentastellato ha risposto che non condivideva affatto la posizione di Grillo e che secondo lui il suo tribuno avrebbe fatto bene a non esprimere quella posizione personale. Ovviamente Zucconi ha ribattuto che questo non sarebbe giusto per un politico, dato che Grillo questo è adesso, poiché quando si vanno a chiedere voti, in nome della trasparenza, ciò deve essere fatto in maniera cristallina, lasciando giudicare il corpo elettorale sulle posizioni espresse non soltanto in ambito locale, dove certamente le proposte politiche dei candidati sindaco saranno valutate più attentamente, ma anche su scala nazionale, dato che il Movimento si propone di candidarsi a livello nazionale e viene accreditato dai sondaggi di un 7,2% (e in salita) di con consenso.

Un’altra questione riguardava il finanziamento della politica dei Cinque Stelle: giustamente l’esponente piemontese faceva notare che loro si finanziano da soli, valutando i preventivi che vengono richiesti (ad esempio per un manifesto) e poi si autotassano. Tralasciando il fatto che un esponente di una sezione pugliese del PD ha immediatamente risposto sulla pagina Facebook della trasmissione che anche loro – la base del PD – fa così, nessun interesse l’ascoltatore manifestava su un’osservazione di Zucconi: chi pagasse il tour di Grillo e la sua attività politica. Non importa, diceva il grillino, perché quelli sono affari di Beppe Grillo.

Queste due questioni mi hanno molto colpito: un movimento che si fa baluardo della trasparenza dovrebbe pretendere che il proprio leader, che sta facendo legittima campagna elettorale per le elezioni amministrative del prossimo mese, sia cristallino nell’elenco delle spese che sostiene e dei finanziamenti che riceve. Perché Grillo potrà anche essere ricchissimo di suo ma se decide di fare politica l’elettorato deve sapere chi paga il palco dei comizi, il camper, le derrate alimentari che servano per i servizi di ristoro, alla stessa stregua di come tutti i partiti dovrebbero fare e giustamente si sta pretendendo facciano.

Sulla prima questione invece c’è tutto il limite del movimento: i grillini dovrebbero pretendere democrazia interna al loro movimento e soprattutto esprimersi sulle posizioni del loro leader. I pentastellati esistono per un’eccezionale e fortunata operazione di marketing del comico genovese e se sono riusciti a darsi un’organizzazione (certo mi fanno ridere termini come non-associazione o non-statuto ma rispetto le opinioni altrui)  è perché Beppe Grillo è stato molto bravo a costruire questo fenomeno e a cavalcare il mal di pancia che sempre esiste e sempre esisterà nel mondo per il semplice fatto che questo mondo non è perfetto! Quindi anche se non si dovesse candidare mai è lui il leader, il premier in pectore della formazione politica Movimento Cinque Stelle, e quello che pensa sugli immigrati, sul debito, sull’energia, su internet, e via dicendo è la posizione ufficiale del Movimento, di fronte all’opinione pubblica. E se non ci sono distinguo vuol dire che tutti – da esponenti locali a fan nazionali come quelli del Fatto Quotidiano (Travaglio in primis) la pensano come lui.

Questo è il limite del movimento di Grillo e di tutti i movimenti che si basano sulla fedeltà ad una persona (leggi la Lega di Bossi, Forza Italia di Berlusconi, i Radicali di Pannella): che quello che dice il capo non si mette in discussione o è irrilevante quando non conviene.

Sono questi paraocchi della nostra società, egoista, che fanno sì che questi movimenti mi sembrano soltanto dei populismi si bassa lega, degni di antiche democrazie sudamericane, non dei diretti discendenti di Greci e Romani.

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