Tra il dire e il fare

 In POLITICA

Mentre aspettiamo la giornata di domani per gustarci l’impresa del novello Mao (o novello Duce, se si preferisce), che attraverserà lo Stretto di Messina per cominciare la campagna elettorale (per le Regionali siciliane) del Movimento del quale è portavoce (e incidentalmente possessore di tutti i diritti del simbolo, ma questi sono dettagli di marketing, s’intende!), su Huffington Post Italia appare un bel titolo, con il giovane sindaco a Cinque Stelle della stupenda Parma che chiede a Monti un allentamento sul patto di stabilità (interno) che ci strozza.

Ora chiarisco subito, onde evitare malintesi, che sono assolutamente d’accordo con il sindaco Pizzarotti sul fatto che – in un momento di crisi come questo – soltanto gli investimenti pubblici possono portare all’avviamento della complessa macchina industriale dei nostri maggiori distretti produttivi. E sono assolutamente solidale con il sindaco penta-stellato che ha ereditato una voragine nei suoi conti pubblici.

C’è però una cosa che non capisco: il Movimento Cinque Stelle si propone di abbattere il debito pubblico e di essere un movimento per la decrescita felice (per loro s’intende, coloro che non hanno nulla col cavolo che possono essere felici di decrescere!). Adesso il primo importante sindaco del Movimento chiede non solo aiuto al Governo (e questo è normale in una democrazia) ma anche un allentamento del patto di stabilità, quindi alla possibilità – per un comune come quello di Parma molto indebitato – di generare ulteriore debito pubblico.

Vedo solo io il controsenso fra la predica e la razzolata, anche se in questo caso la razzolata è migliore della predica?

È proprio vero che fra il dire e il fare c’è sempre di mezzo il mare … in questo caso il più bel mare del mondo (sono di parte, lo so!).

 

p.s. dopo qualche giorno di preoccupante riposo, l’organo ufficioso del Movimento, il Fatto Quotidiano, ha ricominciato a tuonare contro il Presidente Napolitano, reo stavolta di essere arrivato con tre anni di ritardo a schierarsi contro le New Town aquilane. In effetti mi ero cominciato a preoccupare per il fatto che il buon Marco Travaglio avesse smesso di cannoneggiare il Quirinale. Meno male, tutto ok.

 

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