Il Paese morto

 In POLITICA

Guardiamo questo video, l’ultimo (della sua vita da candidato eletto) di Barack Obama di ringraziamento al suo staff:

Guardiamo l’ultima clip da Des Moines, Iowa, di quest’uomo dalla voce ormai logorata da 8 discorsi in 24 ore in differenti stati:

Ascoltiamo per un’ultima volta il discorso della vittoria da Chicago

C’è una cosa che colpisce in ciascuno di essi, che li accomuna, e si chiama Passione.

E se ci ricordiamo il suo discorso di candidatura nel 2007 o dell’inizio delle primarie nel freddo gennaio del 2008, o prima ancora quello della Convention di Kerry a Boston nel 2004, si vede come quest’uomo – che prima sembrava molto freddo e troppo intellettuale – dopo quattro anni alla Casa Bianca sia veramente cambiato, come vuole il famoso detto “Entri alla Casa Bianca pensando di cambiare il mondo e poi è il mondo a cambiare te“.

Il discorso di lunedì sera a Des Moines, che chiudeva la campagna, non era soltanto lo speech del presidente uscente che cerca la riconferma. Erano le parole di un leader che sentiva scorrere la passione dentro le sue vene in quello che era l’ultimo discorso da candidato della sua vita (come ha fatto notare martedì su la Stampa Massimo Gramellini). E in quella lacrima sul suo volto, in quella voce roca che ormai parlava incapace di variare il ritmo perché le corde vocali non ce la facevano proprio più, c’è tutta la passione di un uomo che ha fatto dell’attivismo e della Politica la sua professione e la sua vita (sì perché anche la Politica può essere un professione, in barba alla demagogia della rottamazione. Dipende come si fa).

Ecco trovatemi adesso un leader in Italia (e forse anche nel mondo, francamente) che riesca a trasmettere la stessa passione. Trovatemi un capo politico che anziché cavalcare la rabbia dei cittadini e parlare soltanto alla pancia della gente, infarcendo i discorsi di demagogia, populismo, rassegnazione, sposti il punto di messa a fuoco sull’Orizzonte e non sulla punta del suo naso. Trovatemi un uomo politico in Italia, forse un pochino Nichi Vendola, capace di emozionare ed emozionarsi. Capace di dare l’unica cosa che veramente la politica dovrebbe dare ai propri elettori: la Speranza. Ora gli Stati Uniti saranno un Paese che in Italia in molti continueranno ad odiare, a destra (perché nel 1943 hanno rovinato il sogno, incubo per i più, fascista) e a sinistra (per Marco Rizzo e compagnia cantando che amano più la Nord Corea che la democrazia americana), però almeno hanno avuto la capacità di guardare avanti e vincere le resistenze di quanti volevano ritornare alle dissennate politiche repubblicane di Bush jr. e dei falchi alla Cheney  (magari dietro il faccione moderato di Mitt Romney) e alle società confessionali dei neo-con.

A destra, dove stanno cercando di salvare il salvabile e non si rendono conto che ormai tutto è finito perché quando si crea un partito di yes-men non è che poi questi si possano mettere a ragionare con la propria testa, dato che non l’hanno mai utilizzata.

A sinistra, dove anche la novità più dirompente, Matteo Renzi, usa un linguaggio violento – la rottamazione – e anziché proporre un sogno per il futuro propone un mero ricambio generazionale per realizzare ricette che hanno fallito.

Al centro, dove ancora si ragiona in termini democristiani, senza peraltro la passione che c’era nella Democrazia Cristiana.

Nei non allineati come Di Pietro e Grillo: il primo, che per l’ossessione di attirare sempre i voti degli scontenti, ha dilapidato un patrimonio di credibilità (nel 2008 lo ricordiamo si era accordato con Veltroni per fare i gruppi unici del PD); il secondo che anziché costruire un movimento in grado di far sognare ha ridotto una positiva esperienza della prima ora in un gruppo dove vi sono anche assatanati e violenti sostenitori, che si alimentano in primo luogo dalla violenza verbale del capo (l’ultima è di ieri ed è la caterva di insulti antisemiti contro Gad Lerner, tanto per dire che tipo di elettorato sta pescando Grillo pur di portare avanti il suo disegno politico).

Infine trovatemi un leader italiano che, per festeggiare la vittoria appena ottenuta, posta su twitter una romanticissima immagine della moglie, alla quale deve moltissimo, che fa impallidire tutte le varie principesse e regine ancora in giro per il pianeta. Trovatemi una famiglia normale, che si comporta come una famiglia normale nonostante sia scortata 24 ore su 24 dai servizi segreti e abiti la casa più importante della terra. Trovatemi un leader in Italia che nel suo discorso commovente di ringraziamento allo staff si commuova dicendo che voi siete migliori di me.

Questa è la differenza fra le elezioni americani e quelle italiane che si disputeranno il prossimo anno: loro hanno vissuto una campagna durissima, divisa, ma hanno scelto la speranza, il cuore e la testa.

Noi stiamo vivendo una campagna elettorale forse anche più dura, divisa, rabbiosa, senza speranza e solo con un grande sentimento a condurla: la tristezza.

Ma un Paese triste, senza speranza e che ragiona soltanto con la pancia, incapace di sognare e di sperare, è un paese che non vive più: un paese morto.

Recommended Posts
CONTATTAMI

Per qualunque informazione scrivimi e ti risponderò al più presto possibile.

Not readable? Change text. captcha txt
0
VINCENZOPISTORIO.COM