Il braccino del tennista
Finalmente, dopo mesi e mesi in cui erano riusciti a far apparire la Pravda un esemplare di libertà di informazione, Marco Travaglio e Il Fatto Quotidiano, stamattina tentano un po’ di serietà, nell’appoggio incondizionato ed acritico a Beppe Grillo (attenzione non al Movimento Cinque Stelle, ma proprio al comico genovese).
Finalmente anche Travaglio si è accorto che forse qualcosina, della strategia politica del guru della rete, non stava funzionando a dovere. Quindi timidamente, forse per non innervosire troppo l’amico di lunga data che è alquanto permalosino, gli ha inviato una sorta di Decalogo per Grillo.
Certo leggendo i comandamenti del giornalista piemontese non sfuggirà che solo qualche giorno fa Travaglio sosteneva, in buona sostanza, che se tu ti iscrivi al Movimento di Grillo non è che poi puoi pensare di andare a Ballarò quando vuoi …
Per fortuna Travaglio ha cambiato idea e quindi ha partorito il comandamento T come Televisione:
Tutti i massmediologi concordano: il grillino nei talk show dei politicanti è come il cane in chiesa. Fuori posto. Secondo la massima di Arthur Bloch: “Non discutere mai con un idiota: la gente potrebbe non notare la differenza”. Però vietare sempre e comunque a candidati ed eletti di andare in tv è un errore da matita blu: la libera stampa, quando è libera e rappresenta i cittadini, ha diritto di fare domande e obiezioni, e il candidato e l’eletto hanno il dovere di rispondere.
Ecco, forse fatto ragionare dall’amico Santoro, Marco Travaglio è riuscito a dire che la libera stampa ha diritto di fare domande e colui che si candida al Parlamento o a guidare un movimento ha il dovere di rispondere. Immagino tuttavia che Floris ormai non faccia parte della stampa libera (che è solo quella della 7 e di Servizio Pubblico).
Lasciamo perdere i consigli sul sorriso perché pazienza noi siamo incarogniti e abbiamo Grillo, in America hanno guardato al futuro e infatti si sono già presi Obama anche per i prossimi quattro anni (in Italia c’è Matteo Renzi che si atteggia ad Obama italiano … no comment!).
Travaglio – miracolo! – ricorda a Grillo che non esiste solo il web e pazienza se fino a qualche tempo fa prendeva in giro Bersani proprio per la goffa presenza in rete. Forse l’elezione americana, giocata sul territorio nonostante sia stata partorita dai social network, avrà colpito il buon Travaglio: hai visto mai che ancora funzionano i comizi?
Poi addirittura – sommessamente – fa notare al suo amico portavoce che il programma è uno scarno elenco di buone intenzioni, senza spiegazioni sul “come” e sul “con quali soldi”. Ora siccome non credo che il buon Marco abbia mai letto il mio post sul tema, anzi sono certo che non sappia nemmeno che esisto!, fa piacere vedere che un grande giornalista come Travaglio si sia accorto che manca tutto (mancando il come e la copertura finanziaria) nel programma del Movimento, se lo si guarda da un punto di vista nazionale (e quindi dell’interesse generale) e non dal solito relativo punto di osservazione locale (dunque dell’interesse particolare). Il buon Travaglio integra il programma con alcuni punti condivisibili sulla giustizia (dove è ferratissimo come noto) dimenticando però che temi importanti come politica estera e di difesa che non possono certo essere basati sulla sensibilità del suocero di Grillo, con tutto il rispetto per la persona.
Certo un gran bella capriola per Travaglio rispetto a martedì scorso, quindi appena cinque giorni fa, quando sulla stessa prima pagina del suo quotidiano aveva preso nemmeno troppo delicatamente per i fondelli Eugenio Scalfari.
Infine anche sulla moneta unica Marco invita Beppe alla prudenza e sui candidati lancia un grido d’allarme perché se il bello dei ragazzi di M5S, la giovane età e l’inesperienza, è un vantaggio in Parlamento, al governo è un handicap.
Ora a me sfugge il perché in Parlamento l’inesperienza sia un vantaggio, come se il Potere Legislativo fosse meno importante di quello Esecutivo, sul quale il primo dovrebbe effettuare un controllo e dare o meno la fiducia (a Costituzione vigente). Comunque qualcosa si muove anche su questo tema.
In realtà ho la sensazione che Travaglio e Grillo comincino ad avere seria paura di vincere e di non saper controllare più il giocattolino che hanno messo in piedi insieme a Casaleggio (delizioso il consiglio di tagliare i riccioli del Vate del Web per apparire meno luciferino!).
Avrà forse colpito molto Travaglio, che comunque fa il giornalista ormai da oltre venti anni, i racconti provenienti da Palermo dei primi pentastellati (non mi piace la versione di Vauro pentastelluti, mi sa di una via di Roma) che – terrorizzati di doversi assumere una responsabilità (sono il primo partito dell’Assemblea Regionale Siciliana) – chiedono al burocrate di Palazzo dei Normanni come fare a dimettersi da un’eventuale presidenza del Parlamento siciliano. Così trovano incredibile che non possano entrare le webcam private senza rendersi conto che un’Assemblea legislativa, per quanto sputtanata sia, è pur sempre un’istituzione e non una bocciofila. C’è stato anche uno che ha chiesto cosa fosse un Ordine del Giorno … ma non sarebbe stato meglio studiare prima di candidarsi, almeno si sapeva a cosa ci si stesse candidando!
Mi ricorda, Travaglio, il mio idolo dell’adolescenza John McEnroe quando sulla terra rossa del Roland Garros, nel 1984, si trovava due set e un break avanti ad Ivan Lendl.
Ecco Travaglio ha capito che adesso Grillo potrebbe avere realmente l’occasione di vincere la partita e risultare primo partito e con una maggioranza in entrambe le Camere. Solo che il minuto dopo dovrà passare – necessariamente – dalla protesta (che è facilissima) al Governo (che è altra cosa) e quindi dovrà spiegare che non è così semplice non solo uscire dall’euro ma anche tenere soltanto un referendum sull’Euro, se non si modifica la Costituzione che prevede innanzi tutto i soli referendum abrogativi, e poi l’impossibilità di tenere referendum su temi economici (probabilmente i Padri Costituenti conoscevano bene il popolo!).
Se Grillo dovesse andare al Governo, anche per interposta persona, dovrà spiegare come intende non pagare tutto o parte del debito pubblico e naturalmente spiegare come intende finanziare i servizi pubblici essenziali, oltre che quelli in fieri del libro dei sogni, senza che nessuno – dall’estero – finanzi gli stessi sottoscrivendo i nostri titoli di stato.
Ecco Travaglio mi ricorda quel tennista che di fronte al match-point sente il braccio improvvisamente pesantissimo e non riesce a sollevare la racchetta. E quell’arto così possente, quando si trattava di distruggere gli avversari, diventa un braccino quando si tratta di piazzare l’ace vincente.