Il meno peggio

 In POLITICA

Corsera RomaLeggo, aprendo le pagine locali del Corriere della Sera, che il peggior sindaco che Roma abbia mai avuto da quando Pio IX si ritirò, indignato per l’oltraggio subito dai bersaglieri, sul Colle Vaticano, Gianni Alemanno, genero di Pino Rauti (l’ex segretario missino recentemente scomparso, i fan del quale hanno dato ampia dimostrazione di sobrietà e di democraticità la scorsa settimana), ha deciso di correre per Roma, rinunciando alla corsa per la guida del centrodestra alle prossime politiche. Ora in effetti il buon Gianni ha praticamente rinunciato al niente, dato che non avrebbe avuto nessuna chance di vincere le primarie, né di vincere le elezioni politiche ed entrare a Palazzo Chigi. Meglio quindi cercare il colpo di fortuna per vedere se noi elettori romani saremo così stolti da farlo rimanere in cima al Campidoglio o se gli daremo – garbatamente – un bel calcetto nel didietro.

Ma questa notizia è finalmente una buona notizia per chi come me deve tornare a votare, dopo molti anni, in un seggio della Capitale: almeno so per chi non voterò!

Adesso però il problema si pone – come quattro anni e mezzo fa – per tutti coloro che si dovessero trovare di fronte ad un ballottaggio dove Alemanno, che comunque a Roma gode di una buona rete di potere, potrebbe arrivare anche per la solita capacità della sinistra di dividersi.

Sullo stesso quotidiano di Via Solferino nelle pagine di politica interna è riportata una figura con le possibili liste per il prossimo Parlamento: 36, a meno di matrimoni o divorzi prossimi venturi! Alla faccia del bipolarismo! Sia a destra che a sinistra è un proliferare di improbabili liste e listini. Sembra che ognuno che si alza la mattina decide di fare una lista!

Non credo che nella Capitale ci saranno 36 candidati sindaco ma facciamo un giochino: supponiamo che oltre ad Alemanno e al candidato del Movimento Cinque Stelle di Grillo, ci siano diversi candidati a destra e a sinistra del Partito Democratico: come si comporterebbe l’elettore di fronte ad un eventuale ballottaggio dove disgraziatamente il proprio candidato non dovesse essere presente? Facciamo finta che al primo turno la galassia di centro-sinistra vada ciascuno con il proprio candidato, per distinguersi, dato che – come noto – a sinistra esistono sempre mille modi di risolvere i problemi di Roma. Supponiamo che si candidino SEL di Vendola, la lista che si riferisce all’esperienza dei sindaci di De Magistris, Rifondazione di Paolo Ferrero, i Comunisti Italiani di Diliberto, la Sinistra Critica di Turigliatto (quello che fece cadere il secondo governo Prodi), il Partito Comunista dei Lavoratori, la lista Cambiare si può degli intellettuali di sinistra, l’API di Rutelli, i Radicali, le varie liste civiche che si riferiscono a qualche personalità e che non mancano mai!

Ecco supponiamo che al primo turno un elettore che non volesse confermare Alemanno si trova nella fortunata ipotesi di scegliere, ad esempio, il Partito Comunista della Sinistra Operaista Marxista-Leninista-Maoista, che è il solo ad avere la ricetta che all’elettore piace! Ovviamente questo partito non riuscirà ad andare al ballottaggio: come si comporterà allora quell’elettore? Si asterrà (e quindi è come se avesse votato per il vincitore chiunque esso sia) o voterà il meno peggio?

Farà come quattro anni e mezzo fa che pur di non votare Francesco Rutelli, pessimo candidato di centro-sinistra, consegnò la Capitale d’Italia al familismo della destra (citofonare ATAC e AMA per chiarimenti), pur votando – nella stessa giornata e in maniera plebiscitaria – Nicola Zingaretti, Presidente della Provincia?

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