Caput Mundi

 In RELIGIONE

Sono bastate poche righe di un discorso in una lingua morta, del suo anziano Vescovo, per disegnare sul volto della Città Eterna quel sorriso di chi sa, che gira e rigira, la Storia, quella con la S maiuscola, alla fine torna sempre da dove era partita.

Ha lasciato sfogare altre sorelline, con i loro show sportivi e politici, schiacciando un pisolino lungo le curve del suo biondo fiume. Ha visto passare la Storia da Pechino con i primi Giochi Olimpici del colosso cinese; da Washington con la elezione e la conferma del primo presidente nero degli Stati Uniti; da Pretoria e Johannesburg con i primi mondiali di Calcio nel continente africano; da Madrid con la prima vittoria mondiale delle Furie Rosse; da Londra con il giubileo della vecchia sovrana, le nuove nozze reali e le Olimpiadi.

Ma dopo otto anni, inaspettatamente anche per lei, si risveglia e pretende il suo posto.

Non appena una cronista della principale agenzia di stampa italiana gettava in rete lo scoop dell’anno, e forse dell’era moderna, battendo sul tempo i suoi colleghi grazie agli studi classici (vedete cari amici anglofoni a cosa serva studiare le lingue dell’antichità?), che sulla Capitale italiana hanno cominciato a riversarsi stuoli interi di giornalisti, blogger, fotoreporter, turisti, curiosi per l’evento storico dell’elezione del primo Papa senza che l’altro sia passato a miglior vita.

Morto un papa se ne fa un altro, dice l’antica saggezza popolare capitolina ma anche questo detto dovrà essere aggiornato!

Vaticanisti storici, inviati speciali, corrispondenti: tutti fanno a gara ad assicurarsi il biglietto – talvolta di sola andata – per la Città Eterna. E chi se lo perderebbe un evento simile! Non è parso vero ai cronisti dei principali media mondiali, alle prese con il freddo, il gelo, le meteoriti, trasferirsi sulle rive del Tevere e godersi la fine dell’inverno romano che è di fatto una primavera anticipata, per gli standard di molte capitali mondiali.

E già molti di loro cominciano ad immaginare quell’atmosfera magica perché soltanto in questa città, con quel sole caldo invernale che rende il cielo di un meraviglioso azzurro intenso, si può assaporare la storia dell’umanità. Con quell’aria friccicarella, complice di molti amori sbocciati sopra i tanti ponti della città, dove intere generazioni di ragazzini si sono scambiati il primo bacio scaldandosi l’un con l’altro al primo tepore primaverile, Roma si prepara a dare il meglio di sé, quando si tratta di far conoscere al mondo cosa significa che qui si fa la storia.

Basta passeggiare per Corso Vittorio Emanuele, passare dalle rovine di Torre Argentina, giungere al Lungotevere, dopo aver guardato Sant’Andrea della Valle e inevitabilmente ripensato alla Tosca, e dirigersi infine verso Castel Sant’Angelo: è facile comprendere come solo in questo luogo potrebbero concentrarsi quasi tremila anni di storia dell’umanità e rendere il tutto perfettamente normale ai suoi abitanti, indifferenti ormai se alla tua destra, mentre ti dirigi verso Piramide sta ancora in piedi il Colosseo o se in ritardo per il certificato elettorale stai costeggiando il Circo Massimo, luogo epico.

Saranno riconoscenti a Joseph Ratzinger per il resto delle loro vite commercianti e proprietari immobiliari di Borgo e di Prati, con i prezzi che già salgono in attesa del grande afflusso che, già dall’Angelus di domani, si prevede arrivi in città. E se da un lato cittadini e lavoratori della capitale italiana manifestano le prime preoccupazioni, soprattutto derivanti dall’ormai assodata inaffidabilità dell’Amministrazione che lo scorso anno non è stata in grado di fronteggiare né il maltempo né le nevicate, dall’altro è indubbio che sapere che il cono di luce di questo grande set mondiale dell’informazione sia concentrato sulla nostra città un po’ inorgoglisce.

Impallidiscono sicuramente al confronto le capitali che hanno ospitato i Giochi o i festeggiamenti sportivi. E persino Washington, la capitale dell’impero contemporaneo, deve chinare il capo di fronte alla vera capitale del mondo: saranno stati anche oltre il milione gli americani che hanno festeggiato Barack Obama nella spianata del Mall quattro anni fa. Poco meno quelli che lo hanno acclamato il mese scorso: ma di fronte a ciò che sta avvenire tra i vicoli di Borgo e la piazza più importante del mondo anche l’evento del primo presidente di colore viene derubricato quasi a normale routine.

Chissà se papa Benedetto XVI si sia reso conto di cosa potesse significare lasciare il soglio di Pietro giusto prima della Pasqua: tra il commiato al vecchio Pontefice, le congregazioni dei Cardinali, il Conclave, il nuovo Papa, la sua inaugurazione (sempre che riesca a farla prima delle Palme), la Settimana Santa, la Via Crucis e la prima benedizione pontificia Urbi et Orbi, Roma si appresta a catalizzare l’attenzione dei media di tutto il mondo.

Non è una questione di fede: l’elezione del Papa, mai come in questo tempo che ci è dato vivere, è vista con attenzione da credenti (ovviamente) e non credenti, da atei e agnostici, da musulmani ed ebrei, da buddisti a scintoisti. L’addio del papa teologo è forse la conferma che alla guida della Chiesa Cattolica Romana forse non è più tempo di uno studioso perché il Governo della Curia è troppo complicato per un semplice pastore di anime.

Serve altro: questo il mondo dell’informazione lo ha annusato per tempo e quindi si è riversato in massa attorno al Colonnato del Bernini, talvolta inviando giornalisti a tempo indefinito. E se magari le loro famiglie non saranno state molto felici di aver salutato i loro congiunti, fino a che Roma non si riaddormenti, sicuramente gli operatori dell’informazione saranno felicissimi di essere stati destinati a questa immensa e lunga Disneyland del giornalismo. Immagino già reporter in giro per i bellissimi vicoli di Borgo a chiedere ad abitanti ed esercenti curiosità, aneddoti e storielle con le quali farcire le corrispondenze per i loro lettori, ascoltatori e spettatori lontani. Se noi italiani saremo anche distratti dalle nostre vicende domestiche, con le elezioni della prossima settimana (mancano otto giorni, Sia Lodato il Signore!), l’incognita Senato e quindi il nuovo Governo (sempre che ci potrà essere), il nuovo Capo dello Stato, i telespettatori di tutto il mondo saranno col naso all’insù, rivolto verso il camino della Cappella Sistina, ammirando dall’alto i tetti della Città Eterna.

Almeno per una volta le cronache mondiali non rivolgeranno l’attenzione al nostro Paese e alla nostra Capitale per scandali, corruzione e negligenze: stavolta l’Urbe sarà lì a ricordare al mondo intero perché una volta si diceva Roma Caput Mundi, perché è da qui che è nata l’Era Moderna e questa qui è la casa della Storia.

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