Message in a bottle (to my friends living abroad)

 In POLITICA

Cari Amici che vivete all’estero,

che in queste ore siete oggetto di sorrisi e di sberleffi e che subite da ieri sera gli sfottò dei vostri compagni di banco, dei vostri colleghi di scrivania, dei vostri compagni di vita.

Voi che avete avuto la forza, la fortuna o la disperazione di andare via dall’Italia fate un ultimo sforzo: sorridete! Sì lo so qui in Patria l’abbiamo combinata grossa, però bisogna anche prendere la vita con filosofia, no?

Siamo un Paese fortunato e se smettessimo di darcela sempre addosso, se la tagliassimo con questo mugugno continuo ci renderemmo conto di stare tutti seduti sul vero petrolio che conta, quello che anziché far girare i motori delle nostre automobili, fa girare i nostri cervelli.

Voi che abitate fuori dall’Italia e che probabilmente avete più dimestichezza di me con la lingua inglese provate a guardare il documentario di Bill Emmott e capirete: l’Italia ha il maggior numero di siti UNESCO di tutto il resto del mondo. Per chi ama così tanto i numeri, fatto 100 il patrimonio mondiale UNESCO oltre la metà di questo sta qui, da noi!

Prendiamola con filosofia e smaltita la sbornia analizziamo bene tutti i dati che ci giungono dalle elezioni e pacatamente e serenamente informiamo bene i nostri vicini che sghignazzano.

Forse avevamo dato troppo presto per conquistata la pelle dell’orso (basta giaguari!) ma se guardate bene i dati della Camera il partito del Cavaliere, quello per il quale vi prendono in giro maggiormente laggiù, ha preso solo il 21,7%. Certo la coalizione da lui guidata ha ottenuto il 29% ma ad esso concorrono la Lega e i partiti minori della destra. Certo oltre sette milioni di italiani continuano a votare quel partito, oltre otto milioni credono alle sue favole, ma bisogna anche imparare a guardare il bicchiere mezzo pieno: il 70% degli elettori non è berlusconiano! E questo signori è una grande novità, perché nel 2001 il voto popolare aveva sancito un’Italia berlusconiana. In maggioranza.

Molti di noi – confesso – non immaginavamo il tracollo a sinistra e per questo facciamo mea culpa, tutti. Perché soltanto dopo un sincero esame di coscienza, attraverso una vera critica di se stessi, si può poi affrontare il voto di protesta o la solita disastrosa e annosa questione della sinistra più pura della sinistra.

Chi legge queste pagine sa benissimo che non ho votato Matteo Renzi: ora anche ammettendo che se ci fosse stato lui la campagna elettorale sarebbe andata diversamente, credo che il sindaco fiorentino avrebbe potuto prendere quei voti dal centrodestra, non dal Movimento di Grillo.

Ma voi vorreste mischiare il vostro voto con coloro che invece con Berlusconi in campo preferiscono il Caimano?

A quanti nei vostri Paesi parlano di ingovernabilità obietterei alcune considerazioni: innanzi tutto in Germania, dopo il pasticcio dello sforamento del trattato di Maastricht (grazie proprio al Cavaliere che adesso prendono in giro!), le elezioni – pur con il loro stabilissimo sistema istituzionale ed elettorale – portarono allo stallo. Merkel e Schroeder decisero la Grande Coalizione. Il Belgio è stato senza governo per oltre un anno e solo da poco Di Rupo è riuscito, si fa per dire, a formare un esecutivo che fronteggi le spinte separazioniste fra francofoni e fiamminghi. Nella patria della democrazia parlamentare, a Westminster, tre anni fa – dopo essersene dette di santa ragione – David Cameron e Nick Clegg hanno varato un esecutivo di coalizione, proprio loro patria del bipartitismo. Negli Stati Uniti il sistema è bloccato da un presidente democratico e da un congresso (camera bassa) repubblicano.

Certo, direte voi, nei paesi che vi ospitano non c’è Berlusconi e una legge elettorale che distorce i risultati. Vera la prima, parzialmente la seconda.

Chiaro che la presenza del Cavaliere con un bel plotone di senatori rende lo scenario di Palazzo Madama molto ma molto difficile da gestire. Poi – come se non bastasse – nei primi venti giorni di marzo sono attese tre sentenze in capo all’ex Presidente del Consiglio. Immaginerete un’eventuale condanna, specie in appello nel processo Mediaset, che eco farà risuonare in tutto il mondo.

Sulla legge elettorale: qualunque meccanismo, in ogni parte del mondo, ha i suoi difetti

Purtroppo da noi – dato che non ci facciamo mancare mai niente – abbiamo deciso di affidare le sorti della legge elettorale ad un dentista! Che ci azzecca? direte voi. Boh ….

In ogni caso non è perfetta la legge americana, non lo è quella inglese e anche quella considerata la migliore di tutte, la tedesca, può portare allo stallo.

Il problema è che per uscire dallo stallo non serve la legge elettorale: serve la maturità.

Ed è questo che purtroppo manca a noi italiani. Perché per quanto ci si possa sforzare di sembrare uniti, per quanto la nazionale di calcio e gli atleti delle Olimpiadi possano farci esaltare, per quanto il colore rosso delle Ferrari ci possa far inorgoglire, noi siamo fermi al Congresso di Vienna, al 1815, quando altri hanno stabilito come dovessimo dividerci.

E se ancora il sud vive come una specie di annessione al Regno di Sardegna, l’appartenenza allo Stato italiano, è perché per noi lo Stato è alieno, è il nemico.

Confondiamo Stato e Governo, senza mai comprendere che il secondo è solamente pro tempore.

Dovremmo comprendere che le ragioni di fondo per il quale in Italia non siano mai esistiti destra e sinistra ma soltanto due grandi contenitori, DC e PCI prima, e le coalizioni dopo,  è dovuto probabilmente a due fattori: il primo che da noi c’è uno zoccolo di destra fascista, totalitaria, antistatale e nazionalista che altrove non esiste. Specularmente a sinistra c’è ancora chi sogna Cuba e la Corea del Nord e nemmeno milioni di libri sul deterioramento del Socialismo Reale hanno mai portato la gente a capire che anche quella, era una sinistra sbagliata.

Ma non esistono destra e sinistra per la semplice ragione che in entrambi i casi si dovrebbe esprimere un voto per qualcosa, per un governo o per un’opposizione: noi invece votiamo contro, come un eterno derby nel campionato di calcio, dove se non vince la nostra squadra almeno perde l’altra.

Ora cari Amici, che vi prendete gli insulti e gli sberleffi anche per noi, l’unica cosa che possiamo dirvi, dalla Penisola, che comunque anche da questo stallo ne verremo fuori: come non si sa, ma come ogni cosa umana anche lo stallo avrà la sua fine.

Pazientate per un po’. Ci sono lavori in corso!

E per adesso, scusateci!

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