Il peso della storia

 In RELIGIONE

Raccontava Alberto Sordi che da bambino, quando i suoi lo portavano tra i vicoli di Borgo, non ancora sventrato dai lavori di Via della Conciliazione che celebrarono i Patti Lateranensi, si provava un senso di vertigine al cospetto della Basilica Vaticana. Noi che siamo così abituati a guardare immagini dal satellite, a volo d’uccello come suggerisce un motore di ricerca in rete, forse nemmeno riusciamo ad immaginare cosa potesse significare, in un tempo nel quale non esistevano foto né filmati, trovarsi a girare tra i vicoli stretti di uno dei più meravigliosi rioni di Roma e trovarsi improvvisamente la magnificenza della più grande chiesa del mondo.

Forse un senso di sottomissione, di paura, di angoscia, di fronte alla facciata di quella Basilica che invece noi abitanti di Roma spesso cominciamo ad intravedere ormai sin da Castel Sant’Angelo: chissà che proverà fra qualche minuto questo vecchio e stanco Pontefice quando terrà la sua ultima udienza generale in quella stessa piazza che vide salutarlo nemmeno otto anni fa. Cosa proverà di fronte a tutta quella folla che si troverà in mezzo al Colonnato del Bernini, proprio raccolta in quell’abbraccio che il grande architetto penso potesse simboleggiare il rapporto fra i fedeli e Santa Madre Chiesa.

Il papa che quasi incredulo si affacciava dalla Loggia della Basilica Vaticana per impartire alla Città e al Mondo la sua prima Benedizione come Vicario di Cristo prende commiato oggi attraverso la cosa che più gli viene normale: la catechesi. Le immagini che arrivano da questa parte di Roma vedono grandi flussi di pellegrini e fedeli recarsi a prendere posto per il saluto al papa che domani rinuncerà al suo ministero e si ritirerà a vita privata e in preghiera. Non ha mai avuto un grande rapporto con la folla questo papa, soprattutto a differenza del suo predecessore, attore in gioventù: si muove con più agilità fra i libri e sebbene i dogmi della Chiesa Cattolica lo descrivano come infallibile in tema di fede, non si è sottratto al confronto con altri intellettuali attraverso i suoi libri.

Ha fatto il papa quando forse non ne aveva nemmeno tanta voglia e ho la sensazione che la vera passione di Ratzinger si legga proprio in quei tre libri sul suo Dio uomo: il Cristo. E sta proprio in quella introduzione del primo libro sul Nazareno  in quel “sentitevi liberi di contraddirmi …” una chiave di lettura del suo pontificato e di conseguenza sulla rinuncia di domani sera: papa Benedetto con l’ultimo suo libro sull’infanzia di Gesù ha chiuso il proprio lavoro intellettuale e chissà se forse anche questo non abbia inciso sulla sua decisione. Non credo si possa avere una minima idea di come si sia arrovellato per arrivare a questa decisione: non è una semplice lettera di dimissioni o di pensionamento.

Per la Chiesa il papa di Roma è il Vicario di Cristo, il successore di colui al quale il loro Dio in terra ha lasciato le chiavi del Regno dei Cieli.

Chissà che penserà Benedetto XVI domani sera quando allo scoccare delle 20 non sentirà più il peso del mondo intero che ogni papa si porta dietro: sentirà per sempre il peso di aver cambiato la storia della sua Chiesa o si sentirà un po’ sollevato dal peso di portare ogni giorno l’enorme responsabilità di un miliardo di fedeli?

 

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