Perché diranno di no

 In POLITICA

Lo so: avevo promesso che non mi sarei più occupato sino alla prossima settimana del giochino m’ama/non m’ama di Grillo e Bersani. Mi sarei voluto occupare volentieri di conclave, di totopapa e di fumate, ma i signori Cardinali stanno ancora discutendo e non hanno intenzione di invocare lo Spirito!

Solo che oggi sono giunto alla conclusione che Grillo dirà di no con ragionevole certezza e che quindi – dal 19 marzo, San Giuseppe e Festa di noi papà – Giorgio Napolitano si troverà a gestire la più assurda crisi politica dal dopoguerra.

La certezza del no del Movimento Cinque Stelle me l’hanno data due cose. Innanzi tutto l’editoriale di oggi di Marco Travaglio su il Fatto Quotidiano, ormai sempre più house organ del Movimento grillino. Poi questo video presente su Repubblica TV.

È evidente il gioco al massacro che Grillo, Travaglio e il Movimento hanno intenzione di tessere ai danni del Partito Democratico in primis e del Paese dopo. L’obiettivo è quello di arrivare alle urne senza essersi sporcati le mani, additando gli altri di averci condotto al disastro e quindi di proporsi come forza ufficialmente di governo ma praticamente di comando (non vogliono governare, vogliono comandare!).

Leggete con attenzione l’articolo del vice direttore del Fatto. Scrive Travaglio:

“E in un certo senso il suo massimo (di Bersani, inteso come sforzo massimo, n.d.b.) l’ha dato con gli 8 punti del “nuovo” programma. Purtroppo il suo massimo è molto meno del minimo che potrebbe consentire ai neoeletti del M5S di giustificare davanti ai loro elettori l’eventuale appoggio a un governo.

È evidente che per gli sherpa del Movimento il loro programma andrebbe adottato in toto da chiunque, divenendo quindi una sorta di ricatto perenne sulle spalle di qualunque partito politico. Grillo e Travaglio evidentemente concepiscono la politica non come ricerca di compromesso e di accordo affinché la maggior parte delle persone si riconosca in determinate scelte, bensì nell’imposizione di una minoranza ad una maggioranza (nessuno di loro infatti parte dal presupposto che comunque la si giri il 75% dei voti non è stato grillino!).

Ora al di là della sparata di Santoro (che speriamo non bruci Stefano Rodotà per il Colle), non riuscendo più opporre le minchiate (sorry!) costituzionali partorite nei primi giorni, ecco che viene fuori il Governo presieduto da un’alta personalità, come se poi questa personalità non dovrebbe andare in Parlamento a cercarsi i voti su un programma e quindi poi ottenere tanto i voti di Grillo quanto quello di Bersani. Quindi adesso siamo passati alla pregiudiziale sulla persona, a dispetto di ogni proclama sinora giunto che affermava che il Movimento non guardava a destra e sinistra ma soltanto alle cose da fare.

Marco Travaglio contesta anche la frase di Bersani “mai al governo con B.” perché secondo lui avrebbe dovuto dire “mai più al governo con B.” dato che – a suo avviso – Bersani e Berlusconi governano insieme da oltre un anno.

Questa cosa qui è straordinariamente disonesta da un punto di vista intellettuale: puoi anche essere contrario al fatto che nel novembre 2011 non si sia andati a nuove elezioni (sebbene qualcuno dovrebbe spiegare come mai all’epoca il porcellum sarebbe anche andato bene e che comunque B. avrebbe gestito l’ordinaria amministrazione!) ma la maggioranza del Parlamento ha ritenuto che la situazione finanziaria fosse tale da riporre le armi e provare a fare un esecutivo di emergenza. Il Governo Monti non è stato politico, nel senso tradizionale del termine, perché la maggioranza non era affatto politica ma di emergenza.

E questo continuare a dire che Bersani e Berlusconi hanno governato insieme non soltanto insulta l’intelligenza di noi cittadini che abbiamo vissuto sulla nostra pelle l’estate terribile del 2011, ma non rende giustizia nemmeno al mestiere che Travaglio dovrebbe fare.

Se continuiamo a leggere l’articolo di Travaglio è tutto un attaccare Bersani sugli otto punti (che trova superficiali) e poi riprende quasi per intero il post di ieri apparso sul blog di Grillo, nel quale PD e PDL si mettevano sullo stesso piano.

Ma c’è una cosa che mi delude tanto di Travaglio ed è quando scrive questo:

“… il modello da seguire per i conflitti d’interessi è la legge-brodino approvata in commissione “alla Camera nella XV legislatura” (2006-2008). Una barzelletta. Il testo, scritto da Franceschini, Bassanini e Violante (“Si tratta di perfezionare la legge Frattini”) e nobilitato dalle firme di Elia e Onida, riguarda solo i conflitti dei membri del governo, non dei parlamentari; e soprattutto non prevede alcuna ineleggibilità, ma solo il passaggio delle azioni delle imprese del titolare del conflitto a un blind trust, un fondo cieco. Ma così si può risolvere il conflitto d’interessi “attivo”: quello di chi, al governo, potrebbe legiferare a vantaggio delle proprie aziende. Non certo quello “passivo”: di chi, al governo, viene favorito dalle proprie aziende – tipo tv e giornali – nel mantenere o nell’acquisire consenso presso l’opinione pubblica”

Nella patria del Capitalismo, gli Stati Uniti d’America, presa sempre a modello perché non esiste il finanziamento pubblico della politica (falso, ma merita un altro post!), non esiste nessuna legge per regolare il conflitto di interessi. Sono gli elettori che giudicano. L’esempio più emblematico è il Sindaco di New York Bloomberg che alienò il suo patrimonio prima di candidarsi proprio per evitare che l’opinione pubblica lo facesse a fettine.

Quindi questa storia della proposta di legge del conflitto di interesse di Bersani che non risolverebbe nulla se non il conflitto attivo ma non quello passivo, è semplicemente una cavolata: è un modo per spostare in alto l’asticella della difficoltà per il segretario del PD di raggiungere un accordo con Grillo.

Sulla questione dell’ineleggibilità del Cavaliere poi siamo all’assurdo: pur ammettendo che Berlusconi – in qualità di titolare di concessione pubblica (è il maggior azionista di Mediaset e la controlla) non dovrebbe essere eleggibile – purtroppo nel 1994 la Giunta per le Elezioni lo considererò eleggibile e così ciascuna delle Giunte che si sono alternate nelle legislature 1996, 2001, 2006 e 2008. Cosa è cambiato da 19 anni in qua? Nulla. Dopo cinque anni di precedenti si può ribaltare il giudizio di cinque giunte passate?

È il solito problema di un certo tipo di antiberlusconismo: batterlo per via giudiziaria o regolamentare quando Berlusconi andrebbe combattuto e battuto politicamente. Ma per fare questo  bisognerebbe assumersi la responsabilità di relegarlo all’opposizione e non mi sembra che questo sia l’obiettivo del Movimento Cinque Stelle. Sarebbe l’interesse del Paese, dell’Italia anche di destra, che Silvio Berlusconi rimanga confinato all’opposizione, così magari da far emergere una vera destra nel Paese. Ma evidentemente l’interesse generale dell’Italia non coincide con l’interesse politico del nuovo partito che sta per arrivare in Parlamento.

Se questo di Travaglio costituisce tutto sommato il succo del pensiero pentastellato, il video che ho linkato sopra dà la cifra del fanatismo dei neo parlamentari del Movimento. Non ammettono contraddittorio, pensano sempre di essere dalla parte della ragione, come se – il fatto di conoscere un po’ delle nuove tecnologie – li ponesse come dei pionieri, dei futuristi, mentre tutti gli altri siamo evidentemente dei coglioni (almeno B. ce lo diceva in faccia!).

Ascoltate cosa dice Vincenzo Caso, deputato, alla domanda del giornalista sulla direzione del PD in streaming: “Più ci copiano più siamo contenti!“. Ora non ricordo bene se altre direzioni del Partito Democratico siano state trasmesse on line ma una direzione nazionale di un partito trasmessa in rete vi fu sicuramente e molto prima di quelle ridicole presentazioni del Movimento dell’altro giorno. Fu la famosa riunione nella quale Fini e Berlusconi scazzarono di brutto! Fu trasmessa in rete ed in TV liberamente. Quindi duole dirlo ai grillini ma caso mai avete copiato proprio Berlusconi, che forse di TV se ne intende anche più del vostro capo!

Manlio Di Stefano, altro deputato, invece parla delle parlamentarie del Movimento prendendo in giro quelle organizzate dal PD, senza nemmeno il pudore di tacere, dato il flop numerico. Per non parlare dell’assoluta mancanza di trasparenza, soprattutto nello spoglio per cui non sappiamo quanti voti (click!) abbiano ricevuto i deputati grillini, mentre per i deputati del PD che si sono sottoposti alle primarie non solo si sono saputi i voti ma molti sono stati messi anche in posizioni eleggibili e non come dice il neo-deputato pentastellato in posizioni di lista basse. “Quando tutti saranno come noi, ci potremo ritirare nell’assoluta felicità” afferma sempre Di Stefano, nella più incredibile presunzione che attraverso il pensiero unico si possa raggiungere – appunto – la felicità.

Io non voglio pensare che fra i 109 deputati e i 54 senatori eletti (anzi nominati perché il porcellum vale anche per loro!) dalla lista del Movimento Cinque Stelle ci siano praticamente 163 teste uguali e voglio credere che ciascuno di loro – passata l’euforia del trionfo elettorale – comincino a ragionare un po’ con la loro testa e comprendano – con umiltà – che servire il proprio Paese nella massima istituzione nazionale non è compito da prendere a cuor leggero e che certe responsabilità sono poi personali e non collettive. Così come conosco moltissime persone che hanno scelto di dare il loro voto al Movimento, guardandolo da sinistra, mi auguro che anche fra coloro che ci rappresenteranno ci possa essere qualcuno che comprenda che questa è un’occasione per liberarsi politicamente di un’ossessione che dura da troppo tempo.

Voglio ancora credere che la fatica che migliaia e migliaia di Penelope stanno sopportando  giorno dopo giorno, su tutti gli organi di informazione, come Marco Bracconi ha scritto stamane sul suo post, possa essere in qualche misura ricompensata e dopo tutti questi vaffanculo prima o poi ci si stancherà e si ricomincerà a ragionare di Politica, che è un’arte nobile dell’essere umano, non il prodotto di schifezze.

Ma c’è una cosa che i grillini dovranno comprendere per degnamente rappresentare la Nazione nei due rami del Parlamento: non possono mai avere ragione su tutto e dovrebbero avere il dubbio che anche gli altri possano avere le loro ragioni, senza per questo essere tacciati di essere corrotti e ladri. A volte sono semplicemente interessi divergenti che necessitano di trovare una sintesi.

Hanno una grande opportunità, anche considerando il fatto che la rappresentanza del centrosinistra è stata rinnovata per due terzi e che tantissimi nel PD sono loro coetanei.

Se la sprecheranno – come io purtroppo credo – ne renderanno conto all’intero Paese alle prossime elezioni. E se la legge elettorale finalmente verrà cambiata dovranno sudarseli i loro voti e non basterà nascondersi dietro Grillo e un numero imprecisato di click.

p.s. per dovere di memoria pachidermica: quando in Parlamento si discuteva di legge elettorale non è che il movimento, sul finire della legislatura, ballasse di gioia … perché in fin dei conti il Porcellum a Grillo ha convenuto e anche tanto!

p.p.s. stendiamo un velo pietoso sull’ultima di Grillo contro la stampa italiana. Mi ricorda quei presidenti delle squadre di calcio che pur possedendo un vivaio di giovani talenti preferiscono prendere i brocchi dall’estero, con tutto il rispetto – ovviamente – con la stampa estera.

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