Se regola diventa una brutta parola

 In POLITICA

Ieri pomeriggio, sul profilo Facebook e sull’account  Twitter del Movimento Cinque Stelle, veniva postato un link ad un trafiletto apparso sul blog di Grillo, dove l’autore, tale Marco Di Gregorio, scriveva dell’unicità (lodevole, non scherzo) della lista grillina di aver presentato candidati nelle sole circoscrizioni di residenza, evitando quindi le pluri-candidature e quindi le opzioni delle circoscrizioni dei big di partito.

Premesso quindi che condivido lo spirito del post e che il pregio dei collegi uninominali che sostengo sempre (a turno secco, doppio, triplo o come cavolo si voglia!) consiste proprio nel legame strettissimo fra elettore ed eletto, ho risposto su twitter all’articolo: “e allora? è illegale?“. Ovviamente dal Movimento non mi ha risposto nessuno, anche perché a dispetto della rete e della condivisione delle informazioni, Grillo, Casaleggio o qualcuno del fantomatico staff a cinque stelle non risponde mai, non dialoga mai sulla rete. Utilizza la rete come se fosse una televisione, né più né meno.

Mi ha risposto un signore con un tweet che recitava così: “cambia tono è solo informazione“. Ora a parte il fatto che come abbia fatto a capire il tono da un cinguettio non saprei, ma il punto è questo: per gli attivisti a cinque stelle l’informazione è quella che appare sul loro sacro blog, una sorta di minareto virtuale, un santuario delle apparizioni del loro verbo.

Poco importa che è la legge, per quanto sbagliata che sia, a stabilire i tempi delle opzioni parlamentari e della definizione dei deputati e senatori.

La chiosa finale di Di Gregorio “Cari bis-tris-poker eletti, che siete le difficoltà di ordine vario per cui le camere non si riuniscono, ci volete comunicare sulla base di quali valutazioni opterete per un seggio piuttosto che l’altro?” butta tutto nella solita caciara, mischiando un concetto intelligente “come verranno effettuate le opzioni dai plurieletti“, fermo restando che è la legge che consente le multi-candidature, così come consente capi di coalizione che non si presentano nelle liste, come Mario Monti e Beppe Grillo (la legge non è che è buona quando conviene e fa schifo quando non conviene!), con un’informazione sbagliata perché se le Camere non si riuniscono è semplicemente dovuto al fatto che la prima seduta del nuovo Parlamento è stabilita dal decreto di convocazione dei comizi elettorali e fissata – da dicembre – al 15 marzo.

Il Capo dello Stato ha provato a capire se giuridicamente fosse stato possibile anticipare, cioè con un altro decreto ovviamente, ed ha concluso che ciò non era possibile. E aggiungo io meno male!

Perché quando si maneggiano le procedure costituzionali (la convocazione della prima seduta delle Assemblee) è bene attenersi scrupolosamente alle regole, che tutelano tutti.

Quello che manca – nel Movimento – è una cultura delle regole e questo dovrebbe interrogarci tutti, specialmente noi quarantenni che siamo cresciuti nel periodo della deregulation civile dell’ultimo ventennio. Possibile che tutte queste persone, che sono laureate e il più scemo è ingegnere, come dice Grillo, non riescano a comprendere che il rispetto delle regole – tutte – è la principale salvaguardia della nostra strampalata democrazia?

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