#M5S: aiutatemi a capire

 In POLITICA

Se qualcuno di voi lettori riuscisse a trovare l’intervista a Repubblica del senatore Francesco Bocchino del Movimento Cinque Stelle forse potrebbe aiutarmi realmente a capire la psicologia di questi nuovi deputati pentastellati.

Non sto prendendo in giro Bocchino che poi ha anche una bella faccia simpatica. Laureato in Fisica, lavora all’Osservatorio Astronomico di Palermo, quindi non credo che si tratti di uno stupido. Tutt’altro.

Il giornalista di Repubblica, Emanuele Lauria, gli chiede spiegazioni su una sua frase su Facebook: “Non so se con il mio voto ho mentito agli elettori oppure no“. Risponde il neo sentatore: “Sì, ho rimesso al web una valutazione sul mio comportamento. Su questo punto sono sinceramente confuso. E chiedo di essere aiutato a capire. Poi, trarrò le conseguenze. In serenità“.

Ora io non ho titoli per giudicare la conformità del comportamento dei senatori pentastellati al mandato che essi sentono di aver contratto con gli elettori. Però non riesco a comprendere una cosa: si può demandare ad un dibattito su Facebook, su Twitter o su un blog qualsiasi un voto di coscienza? Hanno bisogno questi senatori di confrontarsi con un numero enorme e in maggioranza di sconosciuti fan della loro Page per comprendere come essi debbano votare?

Faccio una provocazione voluta: se la destra presentasse un disegno di legge per il ripristino nel nostro ordinamento della pena capitale cosa faranno i nostri parlamentari del Movimento?

Metteranno ai voti in rete con il rischio di reintrodurre la pena di morte in nome della supposta partecipazione democratica sul web?

Possibile che la coscienza individuale di ciascuno debba essere superata da una sorta di coscienza collettiva sui social network?

Possibile che – come disse Roberto Benigni su Rai Uno durante la sua trasmissione sulla Costituzione – non si rendano conto che quando una scelta viene affidata alla folla, per giunta inviperita dalle difficoltà sociali che ciascuno di noi sperimenta quotidianamente, questa folla sceglierà sempre Barabba?

p.s. ho avuto un vivace scambio di vedute ieri proprio con una collega grillina che sulla votazione Grasso-Schifani si sarebbe schierata, a prescindere, con quello che la maggioranza del gruppo aveva deciso, infischiandosene del rischio di trovarsi Schifani alla seconda carica dello Stato, equiparando quindi l’ex Procuratore Antimafia al controverso esponente del PDL. Lei stessa si è definita “talebana”, come se il Codice di Comportamento che questi deputati e senatori hanno firmato supera in qualche modo anche la propria coscienza. Mi piacerebbe sapere da tutti coloro che quando decisi di scrivere in merito alle primarie di centrosinistra mi chiesero se non mi sentissi attratto da un Movimento fatto di semplici cittadini. Ecco vorrei comprendere come ci si possa sentire attratti da un movimento il cui capo-padrone (o forse dovremmo dire i cui capi-padroni) non soltanto non si è fatto eleggere ma pretende di comandare in forza di una maggioranza di gruppo che addirittura diventa una sorta di dictat nei confronti della coscienza dei singoli. Beh se ci fossero stati dubbi, e non ce ne erano già sei mesi fa, credo che di fronte al baratto fra la mia coscienza e la maggioranza del web non avrei mai dubbi a scegliere la mia, di coscienza. E per favore non mi si dica che questo è solo l’inizio del loro mandato: se il buongiorno si vede dal mattino …

Aggiornamento: Stamattina sul Fatto Quotidiano Marco Travaglio ci spiega perché Schifani e Grasso sono uguali. Sto sinceramente pensando di leggere il Fatto nello stesso modo in cui leggo il Giornale e Libero, cioè sfogliando solo i titoli per ridere un po’ sulle difese incrollabili dei loro riferimenti politici, Grillo e Berlusconi.

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