Il #PD e il paese bloccato al 1948

 In POLITICA

Nei giorni scorsi Enrico Mentana ha scritto su Twitter la seguente riflessione:

A me il dramma pare questo: che dopo 19 anni l’unico punto fermo del PD sia ancora “no a Berlusconi”. S’era capito, ma qualche idea nuova no?

Ora io credo che il direttore del TG la7 abbia detto sì qualcosa di vero ma anche qualcosa di vecchio.

Mi spiego meglio: cinque anni fa, quando Walter Veltroni guidava il Partito Democratico, provò proprio a superare l’ennesimo referendum pro/anti Cav. Certo non era il massimo della vita ascoltare quel “principale avversario della coalizione da me avversa” ma era comunque l’idea che il PD proponesse qualcosa di diverso dalla solita storia e della solita ammucchiata anti Berlusconi.

E onestamente durante la campagna elettorale anche Bersani e il gruppo dirigente – forti dei sondaggi – non ha proprio fatto la solita solfa contro Berlusconi.

Trovo invece che da 19 anni accada invece un’altra cosa: la campagna elettorale di Berlusconi è sempre la stessa e il nocciolo duro dei suoi voti, che sono quel circa 30% che ha raccattato anche questa volta, hanno un loro comune denominatore “no ai comunisti“.

Ora io comprendo che certa stampa progressista cerchi sempre il pelo nell’uovo del PD, vuoi come stimolo, vuoi come manifestazione di indipendenza. Però è surreale che si facciano le pulci ad un partito che rifiuti l’accordo con un PDL guidato da Silvio Berlusconi e nulla si dica sul fatto che tutta la campagna elettorale del Cavaliere, e anche quella di Monti (ricordiamo la sparata del PD nato nel 1921, anche se poi ritirata dopo che ormai la pietra era stata lanciata nello stagno?), sia stata fatta all’insegna di un rifiuto che al governo andasse il comunista Bersani, come se ancora oggi – nel 2013 – esistesse veramente il comunismo.

E soprattutto come si può pretendere che un partito, che comunque deve pur sopravvivere attraverso il voto dei propri elettori, possa accettare di fare qualunque accordo con un uomo che sta per essere rinviato a giudizio per aver comprato un senatore grazie al quale si è dato il colpo di grazia proprio all’ultimo governo di centrosinistra?

Certo in un Paese normale, di fronte allo stallo e ad un partito tanto assurdo quanto irresponsabile ed ignorante come il Movimento Cinque Stelle, destra e sinistra avrebbero dato vita ad una grande coalizione. Ma è pensabile, come fanno D’Alema e Renzi, giusto per citare due avversari all’interno del PD che però sul tema la pensano allo stesso modo, appoggiare un governo politico insieme all’uomo che ancora il 23 marzo, da Piazza del Popolo, sbraitava contro i comunisti? Lo stesso uomo che ha fatto fare una manifestazione contro il Tribunale di Milano? Come possono pensare il vecchio e il futuro leader del PD di convergere programmaticamente proprio con Berlusconi? Come lo possono spiegare all’elettorato senza il timore di essere travolti dalla propaganda grillina?

Ora io capisco che il Partito Democratico sia l’unico vero partito in Italia, non creato a immagine e somiglianza del proprio leader (che è pro-tempore mentre negli altri partiti è salvo rinunzia, come il pontefice!), ma che adesso debba diventare il punto di accumulazione di ogni anomalia italiana mi sembra troppo, no?

Se Bersani mette nel Pantheon Papa Giovanni viene crocifisso perché non ha citato Berlinguer, Amendola o Pajetta. Se avesse citato uno di loro, l’avrebbero additato come il solito comunista!

Se organizza e vince le primarie dovrebbe scusarsi (di aver vinto) e farsi da parte perché non raccoglie il voto moderato (è di oggi l’intervista a Barbara Berlusconi che avrebbe preferito – bontà sua – Matteo Renzi alla guida del PD).

Insomma passi tutto contro il PD (che come dice una mia amica sembra condannato a comportarsi da signore!) ma c’è da ricordare chi va a votare sono sempre gli italiani e se c’è ancora tantissima gente che vota pensando di non consegnare ai comunisti il governo del Paese, comunisti che non esistono più forse da quando ancora si chiama PCI!, il problema non è certo il Partito Democratico: è che questo Paese, se a sinistra fa fatica a scrollarsi di dosso l’anti-berlusconismo degli ultimi venti anni, a destra (se può chiamarsi destra) è ancora più bloccato, addirittura fermo al 1948 e alle prime vere elezioni politiche, che videro vincere la Democrazia Cristiana e apprestarsi così al dominio politico che durò oltre quaranta anni.

E comunque con tutta la buona volontà di superare il berlusconisimo, quando si viene a sapere da pochissimo della corruzione del senatore De Gregorio nel  2007 come si può pensare di farlo se dall’altro lato c’è ancora colui che con i suoi smisurati denari falsò il corso democratico del Paese?

 

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