#opencamera: quando quelli bravi rimangono a casa

 In POLITICA

Ne avevo parlato già un mese fa in questo post, accennando al fatto che perdere una persona come Andrea Sarubbi a Montecitorio e guadagnare (si fa per dire) Razzi e Scilipoti, non era proprio la medesima cosa (a dispetto del motto pentastellato tutti uguali!), e adesso che leggo questo articolo del (di nuovo) giornalista romano il rammarico per non vederlo più tra i banchi del Parlamento, ma solo in sala stampa, cresce tantissimo.

Teoricamente si potrebbero anche convocare le Commissioni e fare eleggere l’ufficio di presidenza … dopodiché iniziare l’esame delle leggi. … con un governo in carica dimissionario ci si fermerebbe quasi subito.
Ammettiamo che la Commissione Affari Sociali metta all’ordine del giorno una proposta di legge sull’istituzione di un Fondo per i non autosufficienti. Il presidente illustra la relazione – o la affida a un relatore, da lui stesso nominato – e poi si apre il dibattito; dopodiché, dopo aver votato il testo base, i gruppi presentano gli emendamenti, che si mettono al voto. È il governo a dover esprimere il parere sugli emendamenti, e soprattutto – come sanno bene i membri della Commissione Bilancio – a doversi pronunciare sulla copertura finanziaria di una legge. E la pronuncia avviene in base a delle scelte politiche, non solo contabili, come è politica la scelta di trasferire i soldi da un capitolo di spesa a un altro: quale parere potrebbe dunque esprimere un governo dimissionario, magari con delle priorità di politica economica molto diverse da quelle della nuova maggioranza?

Quella che … può sembrare una questione di lana caprina è, in realtà, un nodo cruciale alla base della nostra democrazia: il rapporto di fiducia tra esecutivo e Parlamento è così essenziale che, quando il governo chiede la fiducia su un provvedimento, immediatamente si bloccano i lavori della Camera e le stesse Commissioni vengono sconvocate, fino a quando l’Aula non avrà confermato la fiducia.

C’è poi un problema di linea, che riguarda la scelta dei presidenti di Commissione: quelle permanenti spettano di norma alla maggioranza, quelle di controllo (come la Vigilanza Rai, ad esempio, o il Copasir) all’opposizione. Difficile stabilire i nomi … finché non si sarà chiarito chi è maggioranza e chi opposizione.

Ridurre il tutto a una guerra di poltrone, ammiccando al qualunquismo, è dunque una scorciatoia facile e affascinante, ma non rende omaggio alla verità.

Non credo ci sia molto da aggiungere se non che Andrea Sarubbi è colui che nella scorsa legislatura ha introdotto su Twitter l’hashtag #opencamera consentendo a chiunque lo volesse, ben prima dell’avvento dell’era pentastellata, di poter seguire tutti i lavori parlamentari.

Così giusto per commentare l’ideona grillina di poter andare avanti senza governo …

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