Il compagno Matteo

 In POLITICA

Due cose mi hanno colpito dalle ultime uscite di Matteo Renzi alle feste dell’Unità, a quella romagnola di Forlì e a quella nazionale di Genova.

Innanzi tutto che il sindaco di Firenze non parla più di noi, per identificare di fatto la sua corrente e quelli che supportano le sue idee, bensì si riferisce – finalmente, direi – a tutto il Partito Democratico, come un vero candidato alla segreteria o alla leadership di una coalizione dovrebbe fare.

Poi – e questa è la novità più importante nella strategia comunicativa di Renzi – non si dibatte più di centrosinistra, con o senza trattino secondo l’annoso dibattito di fine anni novanta che tanti danni ha fatto alla ricerca di un’alternativa seria, riformista e di governo al berlusconismo. Il sindaco di Firenze, forte del sempre più crescente consenso nella base degli elettori, parla di sinistra, senza più trattini e altri segni di interpunzione!

Si tratta di un’incredibile novità per un uomo che proviene dal popolarismo e che nel PD era sempre stato visto come alieno.

Agli addetti ai lavori non sarà nemmeno sfuggito il suo riferirsi all’Internazionale Socialista, prontamente ricambiato dalle strutture sovranazionali del socialismo europeo che lo appoggia ufficialmente.

Certo bisognare capire che tipo di piattaforma programmatica Renzi ha in mente per il PD e che verrà – forse – presentata a fine settembre. Vedremo se il sindaco di Firenze continuerà a proporre il liberismo in salsa Blair o proporrà qualcosa di diverso. A volte penso che dato che in Italia siamo sempre in ritardo cronico in tutti, avere il blairismo dieci anni dopo sia perfettamente normale: un puntuale ritardo, diciamo così!

Resta da vedere se questo PD, unico partito non personale in Italia, partorirà dalla lotta dei due fratelli Milliband del Belpaese, Renzi e Letta, un partito diverso. Se c’è una cosa sulla quale non si può essere che d’accordo con il sindaco di Firenze è che siamo abbastanza stufi di una sinistra che punti alla propria autoreferenzialità anziché a vincere le elezioni.

Certo Matteo ed Enrico dovrebbero sapere che il popolo di sinistra, in qualunque latitudine del mondo, non soltanto è esigente ma è anche capace di caricare di enormi, troppe, aspettative chi incarna una rivoluzione, un global reset del sistema, come proprio il più famoso esponente democratico del mondo, Barack Obama, sta sulla sua pelle provando giorno per giorno (a tal proposito consiglio il ritratto che oggi fa Vittorio Zucconi su Repubblica): a troppe aspettative seguono inesorabilmente tante delusioni.

Comunque se c’è una cosa sulla quale concordo con Renzi, a prescindere dal programma economico, sociale e politico, è l’assoluto bisogno – per trovare consenso – di richiamare alla speranza e al cambiamento. Troppi musi lunghi, troppi incazzati, troppi rabbiosi si aggirano nei dintorni della politica. La novità che Renzi e Letta offrono, sperando che comunque questo tandem non porti all’autodistruzione, sta proprio nella loro giovane età e nel loro offrire una speranza, rispetto ai toni lugubri di Beppe Grillo (mai un post che descriva come uscire da questa crisi, soltanto tristi presagi da iettatore, che ovviamente tirano di più per l’audience della rete!) e al bestiario di falchi, colombe, pitoni e pitonesse che circondano il declino dell’uomo che – nel bene e soprattutto nel male – ha dominato la scena politica italiana.

Enrico e Matteo rappresentano in questo una novità con la quale sia la sedicente destra berlusconiana, sia il disfattismo vergineo del Movimento Cinque Stelle, dovranno confrontarsi. E vedremo se da questa rottamazione a sinistra, con la scena ormai presa da due quarantenni, possa venire qualcosa di buono persino per i due partiti personali per eccellenza.

Sarà sicuramente un autunno molto interessante!

Recommended Posts
CONTATTAMI

Per qualunque informazione scrivimi e ti risponderò al più presto possibile.

Not readable? Change text. captcha txt
0
VINCENZOPISTORIO.COM