Si fa presto a dire web

 In MEDIA

Sul sito della Stampa ho trovato ieri questa notizia: tutti noi che operiamo in rete, professionisti e volontari dell’informazione, clienti di negozi elettronici, utenti di siti sociali, diamo spesso per scontata questa nostra seconda appendice, fatta di smartphone, tablet e PC. Per noi è normale avere la TV satellitare o via cavo, la possibilità cioè di accedere – comunque – all’informazione.

Ma cosa accade per coloro che non hanno accesso al web? Non hanno più diritto di informarsi in nome dell’ecologia o del mercato? È forse questo un vero progresso? Mi si dirà: ma il digital divide dovrebbe andare sempre più assottigliandosi e noi mica siamo il Venezuela!

Si spera che sia così. Tuttavia ancora siamo lontani da un accesso per tutti e soprattutto non tutti sono disposti ad avere un alter ego digitale.

Mi chiedo quindi: questa sorta di Amish digitali del Duemila non hanno forse lo stesso diritto di rappresentanza di ciascuno di noi che invece abbiamo profili sociali, twittiamo, condividiamo, scriviamo su pagine elettroniche?

E soprattutto: non hanno anche essi diritto di accedere all’informazione?

Infine una considerazione: purtroppo appare quasi ineludibile il declino della carta stampata con molti quotidiani che si stanno spostando sempre di più sulle loro versioni digitali. Per ora stanno mantenendo entrambi i medium ma cosa accadrà quando i conti non lo consentiranno più? Penso che il nostro bagaglio culturale ne risentirà: perché per quanto ci si sforzi, l’informazione digitale viene fruita molto più velocemente e spesso più superficialmente di quanto invece accade con la lettura di un quotidiano.

 

p.s. naturalmente come non notare che questi problemi si hanno nel Venezuela di Hugo Chavez, amato, osannato, acclamato dai movimenti di tutti i tipi del nostro Paese?

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