L’Italia da lontano

 In EAST RIVER

Un pizzico di emozione mi ha colta quando ho ricevuto l’invito a contribuire a questo blog. Un’emigrante al tempo del web sono anche io, immagino, anche se preferisco definirmi una banalissima cittadina del mondo. Vivo a New York da due mesi, prima vivevo a Roma, prima ancora in un paese irpino noto per aver dato i natali a De Mita. Nusco… tra il lusco e il brusco, ve lo ricordate? Quando mi chiedono di dove sono, devo fare uno sforzo per dire “di Nusco”. È sempre stato così, anche quando a Nusco ci vivevo, da adolescente. Poi c’è stata Roma e i miei anni più vivi, più duri, anche più divertenti. Mi ha allenata alla sopravvivenza Roma, e mi ha sempre stupita, nel bene e nel male. Soprattutto nel male direi, se ora sento di aver trovato un po’ di pace a New York, almeno per il momento. Come ha capito l’autore di questo blog (ormai il mio “direttore”), vivo sospesa “come tutte le anime inquiete”.

È per le strade di Mid-Town Manhattan che cammino adesso, con il mio passo che era già newyorkese e poco romano, di certo niente affatto nuscano. Tanti italiani lavorano nel mio dipartimento di letterature comparate, e tanti italiani sono fuori dal dipartimento, con il naso in su a guardare l’Empire State Building. E poi ci sono tanti spagnoli nel mio dipartimento e fuori. Poi ci sono gli americani, ovviamente. Io spero sempre che non mi chiedano di dove sono. Già conosco la reazione: nice, sono stato a Roma, Firenze e Venezia due anni fa, è stato bellissimo, il cibo era fantastico, sei qui in vacanza? Quanto ti fermi? Io: abbastanza. E loro: ma quanto? Io: cinque anni, più o meno. E loro: how brave!

Coraggio o sfinimento, sono andata via da Roma due mesi fa. Solo sei mesi fa non lo avrei immaginato. Non avevo previsto New York. New York è arrivata come un’occasione da non perdere, un’offerta su un piatto d’argento, l’occasione per fare la cosa che amo di più in assoluto, mentre Roma mi ha dato un contratto di docenza quasi gratuito un anno fa e poi nemmeno più quello. Questa è la mia terza borsa di studio negli Stati Uniti. Questo posto è il mio destino?

Sul coraggio che ci vuole per lasciare l’Italia io non so cosa dire. Qui volevo solo un po’ ragionare sulla mia presenza in questo blog. La mia amica Igiaba, immigrata di seconda generazione, nata e cresciuta a Roma, come tanti altri a cui lo Stato italiano nega la cittadinanza, direbbe La mia casa è dove sono. Igiaba Scego abita al Pigneto, a 5 minuti da casa mia a Centocelle. Ho conosciuto Igiaba a New York. Non è strano questo nostro piccolo mondo?

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