#Grillo e il #M5S: amaro lucano

 In POLITICA

Per semplicità giornalistica, molti quotidiani hanno assegnato al Movimento di Grillo il 13% ottenuto dal candidato presidente alla Regione Basilicata. Ma se si leggono i dati finali si scopre che nella piccola regione meridionale accade qualcosa di diverso, dalle ultime competizioni amministrative, specialmente in quelle dello scorso anno in Sicilia. Mentre nella mia isola il candidato Cancellieri e la lista avevano preso tutto sommato lo stesso numero di voti, domenica e lunedì il voto lucano ci dice che anche il Movimento grillino, quello dove uno dovrebbe valere uno, è oggetto di voto disgiunto.

Il candidato, Piernicola Pedicini, prende qualcosa come 11.700 voti in più di quelli che la lista di Grillo somma. Cosa ci dice questo? Qualcosa che ho sempre sostenuto analizzando il Movimento: che mentre su base locale è un esperimento interessante, soprattutto perché c’è il controllo diretto del territorio e dei meetup, su base nazionale, dove non c’è una faccia ma soltanto un simbolo, il Movimento soffre. E la lista rappresenta il volto nazionale, in questo caso con tanto di firma e blog.

Sebbene sia stato un voto regionale e di una regione minuscola, Beppe Grillo ha fatto discorsi molto forti in quella regione, quasi sempre su argomenti di rilievo nazionale, e si è speso moltissimo. Ciononostante la lista che porta il suo nome non ottiene gli stessi voti del candidato presidente. Sicuramente ci sarà stata un po’ di ignoranza, parecchi avranno pensato che votando il presidente automaticamente il voto andava alla lista, ma la forbice fra i due voti è troppo ampia per giustificare questo risultato sulla base soltanto di questo argomento.

A mio avviso c’è nell’elettorato grillino un po’ di stanchezza di questa politica nazionale offerta dal Movimento e incarnata da Grillo dall’exploit elettorale di febbraio, fautore ormai di messaggi sempre più cupi e foschi. Andare in Meridione ad affermare che ormai non serve la crescita e che bisogna scegliere fra lavoro e reddito, accettando di fatto una condizione di povertà perenne, non credo sia stata una scelta lungimirante per favorire la lista nel territorio. È l’effetto di politicizzare qualunque competizione amministrativa, salvo poi – a risultati negativi – derubricare a voto amministrativo.

Questo voto amministrativo ci dice che il Movimento di Grillo sul territorio non va male e mantiene un elettorato che non è soltanto di protesta, di rifiuto dell’Europa, di attacco al Capo dello Stato. Localmente non si mangia con l’impeachment di Napolitano! E probabilmente questo 13-15% è un risultato amministrativo che va stabilizzandosi.

È invece una sonora sconfitta per il leader del Movimento e per il suo sodale Casaleggio ed è consolante che ciò avvenga in una regione meridionale, di quel nostro Sud accusato spesso di essere lassista e fannullone e che avrebbe persino potuto vedere di buon occhio l’assurda proposta del reddito di cittadinanza proposta da Grillo.

I lucani hanno risposto a Grillo che nonostante tutta la retorica e la letteratura politica sull’assistenzialismo verso il Meridione d’Italia, in quella regione non attacca moltissimo questa carità di stato e si dà – al lavoro – una dimensione etica maggiore di quella del denaro.

Un vero amaro lucano per l’ex comico genovese.

 

 

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