Mille passi di scrittura

 In LIFE

E siamo arrivati a mille.

Mille articoli.

Mille piccoli passi in questa avventura che prese il via tre anni e mezzo fa.

Quando cominciai a scrivere su questo blogTrentamila Piedi sopra lo Stivale era il diario del pendolare, un pendolare un po’ particolare, volando ogni settimana da Catania a Roma. Poi a poco a poco ha cominciato a parlare anche di altro, con riflessioni e commenti di un emigrante, un emigrante fortunato come tutti quelli che lo fanno sì per necessità ma senza la valigia di cartone dell’inizio del secolo scorso.

Adesso è diventato la mia finestra, la mia torretta di osservazione, da cittadino di quel mondo che avrei tanto voglia di conoscere sempre di più. È un luogo virtuale dove confluiscono i miei progetti reali, dai miei libri ai miei social, alle mie foto.

Non sono tutti miei i mille articoli che potete leggere su questo sito: oltre ad alcuni pezzi reblogged, cioè ripubblicati da altri blog e che ho apprezzato particolarmente, a cominciare dal bellissimo blog di Caterina che vive in America, ci sono i contributi di due amici, Antonio e Stefania, che scrivono dalla Lombardia e dagli Stati Uniti, anche loro emigranti e cittadini di questo grande mondo che però sembra un po’ più piccolo se osservato e vissuto attraverso il web.

Per ironia della sorte questo millesimo articolo trova vita in una giornata storica per la Repubblica Italiana e per la nostra informazione, impegnata con una full immersion dai Palazzi del potere. Questo blog aveva emesso i primi vagiti proprio all’apice del potere berlusconiano, con la più grande maggioranza che uno schieramento politico avesse mai avuto nella storia repubblicana e con progetti palesemente eversivi nei confronti dell’informazione.

Sentii quella come una chiamata, una specie di vocazione laica, a far sentire anche la mia di voce, da volontario dell’informazione, non potendo essere un professionista a tempo pieno per svariate e tecniche ragioni.

Oggi, che per la prima volta da quando entrò a Montecitorio nell’aprile 1994  Silvio Berlusconi tornerà ad essere privato cittadino, le ragioni per le quali sentii di voler scrivere allora, sono addirittura maggiori.

Prima di tutto perché mi è piaciuto. Come ho detto a un’amica stamattina: “ci sono tanti giornalisti che non dovrebbero esserlo e altrettanti invece che vorremmo fare di professione i giornalisti!“. Tenere questo blog è senza dubbio un esercizio molto proficuo per scrivere anche off the records, appunti e spunti che servono a scrivere saggi, romanzi, storie.

Poi c’è un’altra ragione ed è strettamente collegata a quel primo vagito: la malattia del berlusconismo deve essere sconfitta nel nostro Paese. Anche noi, e in special modo lo hanno i nostri figli,  abbiamo il sacrosanto diritto di vivere in un paese che finalmente cresca, esca dalla dimensione infantile nella quale si trova ormai da secoli e diventi finalmente adulto.

Per riuscire in questo intento tutti noi abbiamo un dovere: fare tutto il nostro meglio per dare l’esempio alle future generazioni.

Ognuno di noi troverà il proprio modo di farlo: io l’ho trovato scrivendo, scattando e condividendo.

 

 

 

 

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