Rottamare le primarie

 In POLITICA

Antonio Di Pietro, già fondatore e leader dell’Italia dei Valori, era ospite stamattina nel programma L’aria che tira di Myrta Merlino su La7.

Non era il solito vulcanico ex PM, anzi appariva molto propositivo anziché distruttivo come sempre. A un certo punto lo scoop: “domenica andrò a votare alle Primarie e voterò per Renzi“. Poi spiega come è giunto a tale decisione, al fatto che conosce bene il candidato molisano all’Assemblea Nazionale del PD, che è stato sostenuto in precedenti elezioni da tutto il centrosinistra e che considera queste elezioni primarie una sorta di scelta del prossimo candidato premier. Aggiunge che alle politiche poi voterà per l’Italia dei Valori che nel frattempo – si dice certo – sarà alleata del centrosinistra, perché è l’alleanza che vorrebbe costruire. O forse ricostruire.

C’è ospite con lui Nico Stumpo, esponente del PD ed ex responsabile dell’organizzazione, quello che fu crocifisso per la registrazione degli elettori prima di recarsi a votare. Registrazione che francamente non era certamente più cervellotica di chiamare al voto gli iscritti al PD tre volte in un mese, come è avvenuto, e alla fine nemmeno pesare maggiormente il loro voto!

Il deputato democratico si ribella e osserva la scorrettezza dell’ex ministro dei governi Prodi: perché queste primarie di domenica prossima sceglieranno soltanto il segretario del Partito Democratico e non il candidato premier. È scorretto – afferma Stumpo – venire a scegliere il nostro segretario e poi nemmeno votarci. Soprattutto perché l’Italia dei Valori ad oggi non è alleato del Partito Democratico, anzi. Ha preferito alle scorse elezioni politiche allearsi in un’altra coalizione (per chi soffre di amnesia Di Pietro si candidò con la mitica e inutile Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia, rivoluzione finita ancor prima di cominciare!).

Naturalmente sarebbe auspicabile che il segretario del partito di maggioranza relativa esprima automaticamente il candidato premier come avviene ad esempio nel Regno Unito, dove tuttavia il sistema è maggioritario uninominale di collegio e le coalizioni semmai avvengono dopo il voto, come avvenuto fra Conservatori e Lib-Dem.

C’è un però: questa regola automatica è stata derogata la scorsa competizione elettorale proprio perché Matteo Renzi aveva sfidato il segretario uscente che per statuto sarebbe dovuto essere automaticamente il candidato democratico in eventuali primarie di coalizione (che peraltro non ci sarebbero state se il sindaco di Firenze non avesse insistito in quanto né Tabacci né Vendola avevano intenzione di sfidare Pierluigi Bersani).

Ma nel ragionamento di Stumpo c’è una cosa che francamente è evidentissima: perché il segretario dei democratici deve essere eletto anche da chi poi non metterà la croce sul simbolo del PD? Questa trovata di Di Pietro è assolutamente scorretta e mira a far diventare queste primarie del PD una sorta di primaria di coalizione, senza che ci sia la coalizione e soprattutto senza che ci siano le elezioni. Peraltro con un Presidente del Consiglio in carica proprio di quel partito che per non turbare la partita se ne è rimasto in disparte, ma che probabilmente si potrebbe candidare anche lui in primarie aperte di coalizione.

Nell’ubriacatura che abbiamo avuto dal 2005 in poi quando Romano Prodi ha introdotto questo meccanismo di nomina del candidato alla guida del governo, ne abbiamo fatto una specie di mantra, una sorta di Bibbia del bravo democratico.

Vorrei sapere se esiste un paese al mondo dove il segretario di un partito viene scelto non dagli iscritti a quel partito, neppure dagli elettori (che cioè si dichiarano tali) di quel partito, ma con il contributo – che potrebbe perfino essere determinante – dei non elettori!

A scanso di equivoci di chi possa pensare che è la mia allergia a Renzi a farmi scrivere questo pezzo, dico subito che sosterrei le stesse identiche cose se a fare la dichiarazione di voto, stamattina, fosse stato Nichi Vendola: se Di Pietro, il Presidente della Regione Puglia, Bruno Tabacci e il suo Centro Democratico, vogliono partecipare al giochino delle primare organizzato dal Partito Democratico dovrebbero fare soltanto una cosa: rottamare i loro partiti e farli confluire all’interno del PD.

Altrimenti – se è troppo chiedere questo nel nostro Paese – cioè che ci sia un solo partito riformista, democratico, progressista e socialista, allora forse sarebbe il caso di rottamare direttamente le primarie perché se io fossi un iscritto al PD – e ringrazio Dio che non ho assecondato la tentazione di fare la tessera qualche tempo fa! – un po’ mi roderebbe che oltre ai militanti, a chi monta i gazebo, a chi fa il volontario ai seggi nelle varie sezioni di partito, oltre a chi si ritiene affine al mondo PD, il mio segretario deve essere scelto anche da uno come Di Pietro che nelle scorse elezioni ha prima rotto l’alleanza con il PD – dopo la famosa foto di Vasto, si ricorderà! – e poi ha fatto una campagna elettorale tutta contro il PD, reo – a suo dire – di aver appoggiato Monti e di voler fare con Monti il governo.

Che poi, insieme a Ingroia, avessero fatto un po’ di mea culpa per aver contribuito a consegnare qualche regione importante a Berlusconi facendo perdere al centrosinistra il premio di maggioranza!

Nemmeno quella!

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