Autocritica e Responsabilità

 In POLITICA

Quando nel 1999 – appena assunto in Nortel, la defunta (e da me rimpianta!) multinazionale canadese delle telecomunicazioni – “dovetti” partecipare al Campionato del Mondo di Calcio dei dipendenti  (oh, yeah!) che si tenevano a Belfast, partimmo dall’Italia con un volo British Airways con scalo a Manchester all’andata e Birmingham al ritorno. Tornavo nel Regno Unito dopo che otto anni prima avevo salutato Londra per l’ultima volta, prima di immergermi completamente nei miei studi universitari.

Oltre all’utilizzo dei cellulari anziché le schede da utilizzare nelle rosse cabine tradizionali britanniche, mi colpì una cosa in alcuni manifesti pubblicitari: l’indirizzo web delle aziende che comperavano gli spazi pubblicitari.

Ovviamente quando otto anni dopo tornai in Inghilterra prima e andai negli Stati Uniti poi, ogni cartellone – i mitici 6×3, ogni insegna anche scritta a mano, della stragrande maggioranza degli esercizi commerciali recava alcune scritte: “WiFi for customers“, nel caso si trattasse di bar, bettole, trattorie, diner, caffè, e “www.accattami.com” cioè il sito internet dell’azienda.

Mi è tornato in mente tutto ciò quando nelle settimane scorse, su un quotidiano nazionale (credo la Stampa), è uscita una penosa statistica che recitava che soltanto il 17% delle imprese italiane, ditte individuali incluse, possedeva una presenza web.

Ieri Alfio Marchini, candidato sindaco a Roma nelle scorse amministrative, diceva a Radio Capital che il numero di Partite Iva che si chiudono ogni giorno in Italia è enorme. Qualche ora dopo, Mariano Ferro, uno dei leader dei Forconi, ospite di Michele Santoro, invitava Brunetta – in rappresentanza del ceto politico – ad andare tutti a casa per aver provato a loro, imprenditori, di aver dovuto chiudere le imprese.

Qui non voglio negare le ragioni della protesta (anche se non le ho capite bene e soprattutto non ho visto le proposte) ma mi chiedo: quando questi imprenditori di se stessi comprenderanno che siamo nel 2013 e che i consumi – quelli che ci vorrebbero per far ripartire l’economia – viaggiano anche in rete?

Non soltanto in tema di transazione elettronica ma soprattutto, anzi essenzialmente, come immagine, pubblicità, presenza.

Quando si è parlato di innovazione tecnologica a cosa hanno pensato questi sedicenti imprenditori? Soltanto ai macchinari? Non si sono accorti che il tempo era cambiato, che la presenza dirompente della rete non era soltanto strumento per coagulare la rabbia e il dissenso ma stava diventando un’enorme vetrina fuori dalla quale non potevi certo stare?

Imprenditori, artigiani, commercianti, professionisti hanno considerato noi operatori del web, quelli che si facevano un sito con il proprio nome e cognome, come dei bizzarri individui, un po’ narcisi (vero, lo ammetto) e un po’ sui generis.

Non si sono resi conto – e temo non lo facciano ancora – che nel 2013 se non hai una presenza web, se non stai sui social con una presenza informativa e commerciale, sei fuori dal mercato.

E questo è vero anche per i professionisti, per le Partite IVA individuali che da un sito www.cicciobello.com trarrebbero benefici enormi con poco sforzo (ormai con i moderni Content Manager System fare un sito è una sciocchezza) e con il minimo investimento.

Sempre che – loro che sono imprenditori tradizionali, le famose piccole imprese, il traino dell’Italia – comprendano che sia un investimento e non un costo o una bizzarra consuetudine di qualche geek.

 

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