Memento Hodie

 In POLITICA

Quando sarà finita la luna di miele di Matteo Renzi con tutto l’elettorato, di sinistra e di destra; quando sarà finito il tempo della demagogia necessaria per rispondere a quella urlante di Beppe Grillo; quando (se?) la Politica tornerà a essere luogo di confronto di idee e ideali anziché battaglia di hashtag su Twitter; allora ricordiamoci di oggi e della settimana passata, dalla sorpresina di Renzi alla scoreggina di Grillo; dal decreto di Letta sul finanziamento pubblico ai partiti all’incredibile polemica sulla partecipazione del compagno della Presidente Boldrini al memorial per ricordare Nelson Mandela.

Ricordiamoci di oggi quando alla prossima strage americana in una scuola elementare come a Sandy Hook dello scorso anno o ad Arapahoe, in Colorado, venerdì scorso, in Italia si alzeranno grida contro i cow boy americani, la loro inciviltà nel mantenere il diritto al possesso di armi sancito in Costituzione, senza che sia possibile emendarlo qualunque colore l’amministrazione al Governo abbia.

Quando accadrà che i Parlamenti vareranno leggi sotto la spinta delle lobby farmaceutiche; quando i Governi emaneranno decreti urgenti sotto l’influenza di ricchi potentati; allora ricordiamoci del prezzo che stiamo pagando per andare dietro alla demagogia di Grillo, dei Forconi, dei Berlusconi.

Quando ci stupiremo perché un finanziatore di qualche politico o di qualche campagna elettorale pretenderà qualcosa in cambio dei suoi 300.000 euro di donazione privata (non penserete che tutti siano Davide Serra, il finanziere benefattore e sostenitore della campagna di Renzi, vero?)  allora ripensiamo ai giorni che stiamo vivendo e al fatto che stiamo cedendo al principio di pari opportunità per tutti a far politica e far prevalere i propri interessi, in nome della demagogia di moda (altro che onestà) che consentirà soltanto ai più ricchi di partecipare in maniera seriamente competitiva alle campagne elettorali.

Quando ci sveglieremo dalla favoletta che il Movimento Cinque Stelle è arrivato in Parlamento con le sole donazioni, come se il blog di Grillo non fosse una potente agenzia di marketing privata e la Casaleggio Associati un’impresa a scopo di lucro (come Publitalia, per intenderci!) e non la Confraternita delle Suorine Scalze di Maria, allora forse comprenderemo se abbiamo fatto bene a dirigerci verso il modello di finanziamento americano, dove sostanzialmente la “democrazia è in vendita” come qualunque merce alle lobby private, anziché perseguire un modello europeo di finanziamento, implementando l’unica cosa che conta – quando ci sono soldi pubblici in ballo – e cioè i modelli di controllo.

Ecco quando tutto ciò accadrà, quando gli italiani cambieranno di nuovo opinione e si scoprirà che nessuno era renziano, nessuno era grillino, nessuno era berlusconiano, nessuno era comunista, come a suo tempo nessuno era craxiano e democristiano, ecco allora mi auguro ci sia qualcuno che quanto meno abbia l’onestà intellettuale di fare ammenda e dire che una volta tanto, l’Unione Europea – in tema di rapporto con la politica – è un passo avanti rispetto agli Stati Uniti.

E che se confondiamo i costi della politica con i costi della partitocrazia forse il problema non sta tanto nel finanziamento pubblico dei partiti bensì nell’assenza di strumenti di controllo dei bilanci di tali associazioni.

 

p.s. Nell’euforia mediatica dei giornali colpisce il paragone con le due democrazie più vicine a noi, la Francia e la Germania, che hanno un finanziamento della politica molto più alto del nostro e con meccanismi non molto differenti dai rimborsi elettorali in vigore fino a ora in Italia. E che 60 milioni di rimborsi elettorali, cifra che fa inarcare le sopracciglia a molti grillini, non sono altro che un euro l’anno a testa per ogni cittadino italiano. Se in Italia sapessimo usare l’aritmetica come sappiamo usare la demagogia sarebbe meglio per tutti.

 

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