Pravdam Nostram Cotidianam

 In POLITICA

In attesa che il novello Duce della Rete si rivolga al popolo italiano nel primo messaggio di fine anno dell’era stellata, vorrei scrivere qualcosa per ricordare cosa significhi informarsi soltanto attraverso la Pravda Quotidiana, il giornale dal quale traggono ispirazione i grillini e tutto il mondo degli esasperati cronici.
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La sera prima di tornare a Catania, venerdì 20 dicembre, non ho voluto guardare in diretta la trasmissione Otto e Mezzo, con ospite Marco Travaglio e che aveva come argomento il recente libro del vice direttore del Fatto Quotidiano sul Presidente della Repubblica. Ho recuperato guardando la puntata su youtube e la potete vedere in cima al post. Insieme al pasdaran del giornale diretto da Padellaro, era ospite l’editorialista di Repubblica Giovanni Valentini, molto più equilibrato e più giornalista dell’idolo delle folle santoriane del giovedì sera.

Nel suo consueto e quotidiano attacco al Capo dello Stato ovviamente si è fatto riferimento alle leggi ad personam di Berlusconi, dipingendo Giorgio Napolitano praticamente come un berlusconiano di complemento.

Ora qui non si vuole certo prendere le parti del Colle a prescindere e ho sempre sostenuto che due errori politici il Capo dello Stato ha compiuto: il primo, quando nell’autunno del 2010 il gruppo finiano uscì dalla maggioranza e il Presidente non pretese immediatamente un passaggio parlamentare che sancisse la fine di quella coalizione, consentendo al Cavaliere la campagna acquisti nel nome di Scilipoti e della cosiddetta responsabilità nazionale.

Il secondo errore politico è stato – sempre a mio avviso – compiuto durante l’incarico a Bersani: sarebbe stato meglio parlamentarizzare quel passaggio, dando pieno incarico all’allora segretario del PD, forzando le compagini politiche (a partire dalle Stelle Splendenti) a prendere posizioni in Parlamento sulla presenza o meno della maggioranza al Senato, assoluta (necessaria, come sostenuto da Napolitano) o relativa (non necessaria, come invece affermato da altri) che sia.

Ma come Valentini fa notare nel dialogo con Lilli Gruber e Marco Travaglio di errori politici si può parlare, nulla che invece presupponga l’Attentato alla Costituzione e l’Alto Tradimento previsto per chiedere la messa in stato d’accusa del Presidente che i conducator delle folle sta (dicono) per presentare.

Marco Travaglio invece, con la consueta spocchia che lo contraddistingue, parla sempre di leggi ad personam approvate dal Parlamento e mai respinte o rimandate simbolicamente al mittente dall’attuale inquilino del Colle. Questa tesi è ormai diventata di così diffusa opinione che si resta sempre senza parole di fronte alla totale amnesia e ignoranza che il popolo italiano continua a portare con sé.

L’immagine che vedete all’inizio di questo post è tratta dalla pagina wikipedia relativa ai provvedimenti che nel tempo il Legislatore ha emanato e dei quali il Cavaliere o le sue aziende ne hanno beneficiato. Volendo si può seguire anche una lista può ampia, quella riportata dal sito Libertà e Giustizia, che allarga le maglie delle leggi ad personam.

Buona regola del giornalismo, oltre che verificare le proprie fonti, sarebbe anche quella di verificare il calendario, incrociando i dati per informare correttamente i lettori, a prescindere dalle proprie opinioni personali, dalle simpatie o meno che si possono avere per un determinato personaggio pubblico o politico.

Ebbene, se si scorrono i provvedimenti nella lista dell’enciclopedia libera, si può facilmente ricavare l’informazione incontestabile (sempre che il calendario lo sia, naturalmente!) che la stragrande maggioranza dei provvedimenti a favore dell’imputato Berlusconi, dell’imprenditore Berlusconi e del Presidente del Consiglio Berlusconi sono riconducibili al periodo antecedente il mandato quirinalizio di Giorgio Napolitano.

Con l’eccezione del Lodo Alfano, che comunque era una versione un po’ aggiornata del Lodo Schifani, autorizzato dall’allora Capo dello Stato Ciampi (quindi la palese incostituzionalità di quest’ultimo lodo non era stata notata nemmeno dal Presidente dell’epoca), e di un provvedimento fiscale che contrastava SKY, principale competitor privato di Mediaset, tutte le leggi ad personam sono stata promulgate con la firma di Carlo Azeglio Ciampi. Forse anche quest’ultimo è stato un berlusconiano di complemento?

Anche seguendo la lista dell’associazione presieduta da Sandra Bonsanti la sostanza non cambia.

Eppure se si leggono i commenti in rete, se si osa scrivere sui social network che Giorgio Napolitano è stato un grande Presidente della Repubblica, immediatamente si viene investiti da un’ordalia di insulti (dall’evergreen “venduto” o “pagato dal PD” al “colluso con il sistema politico-mafioso”) o dalla solita litania “Se ci fosse stato …” Pertini, Ciampi o Scalfaro, a seconda delle preferenze, ignorando che tutti i Presidenti – in ogni epoca – hanno avuto le loro gatte da pelare per l’interpretazione della Costituzione che hanno dato, riguardo ai loro poteri.

Nessuno che noti che questo attacco a Napolitano ha invero un inizio ben preciso ed è la nascita del Fatto Quotidiano che avviene dopo l’avvicendamento di Antonio Padellaro con Concita De Gregorio alla guida dell’Unità, giornale che evidentemente aveva una grande redazione quando era guidato dall’attuale direttore del Grillo Quotidiano e che aveva fra le sue firme Marco Travaglio, mentre dal 2008 (cioè da quando è nato il PD) è buono per incartare il pesce, sempre secondo la Pravda pentastellata.

Accade cioè che si ha necessità di avere un nemico per nascondere i limiti di un’opposizione (prima) o per giustificare i toni deliranti e farneticanti del nuovo uomo che è arrivato sul palcoscenico del teatrino della politica, Beppe Grillo, e che le principali firme del Fatto approvano praticamente sempre. E quando non lo approvano, lo giustificano o quanto meno gli riconoscono le attenuanti dovute all’esasperazione e al mestiere precedente di comico.

Hanno bisogno di alimentare la bestia della rete, questa specie di mostro che sta divorando tutto e che sta diventando sempre più una melassa insostenibile da guardare per chi vorrebbe ragionare e dibattere, utilizzando gli strumenti più moderni e più immediati che la tecnologia oggigiorno ci consente.

Sul finire dell’intervista Travaglio arriva a sostenere che dopo le elezioni di febbraio Giorgio Napolitano brigasse per scegliere un successore che potesse manovrare facilmente, come se un Sabino Cassese, un Giuliano Amato, un Sergio Mattarella fossero degli ominicchi, dei burattini facilmente manovrabili.

Ma per la bestia, per il cosiddetto popolo della rete, quello stesso popolo che si infervora per un post di Grillo dove una parlamentare di SEL chiede il rispetto del calendario (forse le ferie dei parlamentari non sono importanti quanto le mie?) e minaccia di morte sia Titti Di Salvo di SEL che Antonio Romano di Scelta Civica; quello stesso popolo di idioti che minaccia di morte una ragazza malata che difende la ricerca scientifica compresi gli indispensabili (finora) esperimenti sugli animali; quello stesso popolo che è capace di sposare la tesi di cialtroni e di guaritori senza alcuna dimostrazione scientifica della bontà di certi protocolli (Stamina), ecco per quel popolo Travaglio, Grillo e i loro adepti buttano in pasto il pesce più grosso, come si farebbe lanciando cibo in una vasca di voracissimi piranha.

Perché alla fine loro, i giornalisti, avrebbero l’obbligo di verificare le fonti, di confrontare le tesi, di ricostruire fedelmente le vicende.

Ma il popolo della rete no: a quello non importa, vuole qualcuno in cima al muro.

Perché se la nostra Resistenza, se la nostra Repubblica anziché terminare con un processo è finita con l’esecuzione disumana di Piazzale Loreto, un motivo intrinseco, una ragione proprio culturale deve esserci.

Ed è che noi – come popolo – non siamo tanto meglio di coloro che ci rappresentano e ci governano e che – in fin dei conti – facciamo forse anche noi schifo proprio come affermiamo i nostri politici facciano. Altrimenti pretenderemmo rispetto non tanto per le Istituzioni ma quanto meno per il calendario e per l’intelligenza di ciascuno di noi, insultata quotidianamente da un gruppetto di individui che stanno diventando i troll quotidiani dell’informazione italiana.

 

 

 

 

 

 

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