Todos Ladrones

 In MEDIA

Ieri pomeriggio, sulla pagina Facebook della bravissima mommy-blogger Chiara Cecilia Santamaria,  l’autrice condivideva con i suoi fan e follower una notizia: sul blog di una donna spagnola apparivano i post della nostra blogger romana, trapiantata a Londra, tradotti parola per parola nella lingua di Don Quijote!

Oggi Chiara ha scritto questo pezzo che condivido parola per parola e – come si direbbe in legalese – diventa parte integrante e sostanziale del mio pensiero!

Ho il timore che a molta gente sembri che qualsiasi cosa si possa trovare in rete questa sia gratuita o comunque senza padrone

L’episodio della scrittrice romana mi ha ricordato una discussione avuta tempo fa con una mia parente in Sicilia, agli albori del mio sito fotografico e ne parlai su questo blog durante il dibattito politico del tempo sulle ipotesi di “bavaglio” a noi blogger.

Ho il timore che a molta gente sembri che qualsiasi cosa si possa trovare in rete questa sia gratuita o comunque senza padrone. Come giustamente sottolinea la Santamaria i “folletti di internet semplicemente non esistono“.

Per quanto alcune attività possano essere il nostro secondo o terzo lavoro, per quanto apparirà bizzarro a molti pensare di scattare fotografie e metterle in vendita su internet, realizzare libri e venderli su internet, scrivere articoli, riflessioni e cazzate varie auspicando una massiccia condivisione per far alzare le visite al tuo sito, dietro ciascuno di questi aspetti c’è – come sempre -una persona.

Ho “conosciuto” virtualmente la Santamaria proprio nello stesso periodo nel quale lei aspettava la sua bambina: cercavo informazioni su internet sulla gravidanza (ovviamente non mia ma di mia moglie!) e scoprii il suo bellissimo, divertente e commovente mommy-blog. Poi naturalmente alcune cose mi sembrava proprio di viverle direttamente per la semplice ragione che Silvia (la moglie) e Chiara (la blogger) erano praticamente in attesa “contemporanea“: le due bambine sono praticamente coetanee, figlie entrambe dell’anno olimpico 2008. Chiara ha avuto poi l’opportunità di essere scovata dalla Rizzoli e il suo libro “Quello che le mamme non dicono” è diventato in breve un bel successo (l’ho comprato soltanto lo scorso autunno ma lo consiglio a chiunque stia per diventare un genitore e avverte – inevitabilmente – sentimenti contrastanti riguardo alla sua vita che sta per cambiare definitivamente).

dietro un testo che leggete, un articolo che condividete, una riflessione che vi fa pensare o un racconto che vi fa commuovere, c’è un durissimo lavoro di noi “umili lavoratori nella vigna della rete

L’exploit professionale di Chiara, a dispetto di quanto da lei stesso dichiarato in apertura del libro, certamente non dovuto alla sola “botta di sedere” come lei sostiene, non avviene per caso: dietro un testo che leggete, un articolo che condividete, una riflessione che vi fa pensare o un racconto che vi fa commuovere, c’è un durissimo lavoro di noi “umili lavoratori nella vigna della rete“. A partire dallo star dietro a tutte queste diavolerie informatiche, che voi vedete dentro un armonico schema e che invece, dietro la quinta di questo nostro teatro, ha un’enormità di parametri da controllare, scelte da compiere, rischi da prendere.

Quando la mia parente mi osservava la facilità ormai di rubare una fotografia e di stamparsela, senza quindi la necessità di acquistarla regolarmente dal mio sito, rimasi colpito per due ragioni: la prima è che era una mia coetanea a teorizzare quel “furto“. Non comprendeva infatti che dietro a quello scatto, dietro a quel notturno o a quell’alba, non c’erano certo i pennelli di Van Gogh,  ma c’era altrettanta fatica fisica. Dal portarsi dietro nei propri viaggi un quantitativo abnorme di pesante attrezzatura al freddo gelido, che spesso ti becchi e ti entra fin dentro l’ultimo degli ossicini dei piedi, il lavoro che c’è dietro uno scatto è molto duro: si aspettano pazientemente le condizioni che tu ritieni possano essere buone, selezioni, scarti e elabori gli scatti che ti piacciono; ritocchi se c’è da ritoccare, converti se c’è da convertire, studi se c’è da studiare. E soprattutto: dormi poco e fatichi tanto.

Chi crede che qualunque cosa in rete sia un “gioco“, e quasi sempre invece è frutto di grande passione e enormi fatiche, non riuscirà mai a comprendere che il furto di proprietà intellettuale è un crimine morale enorme

Chi crede che qualunque cosa in rete sia un “gioco“, e quasi sempre invece è frutto di grande passione e enormi fatiche, non riuscirà mai a comprendere che il furto di proprietà intellettuale è un crimine morale enorme. Ora questa ragazza spagnola avrà anche oltre 15 mila fan su Facebook ma sempre ladra rimane! E persino un tantino tonta, dato che c’è di mezzo anche una casa editrice e non credo che gli avvocati della Rizzoli stiano a guardare …

A Chiara, per quanto possa servire, va tutta la solidarietà: perché comprendo bene che se ci rubano anche una sola delle nostre righe, dei pezzi che scriviamo, delle foto che scattiamo, è come se ci rubassero una parte di noi, della nostra vita, delle nostre creazioni, delle nostre anime.

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