Il divano e le batoste

 In UN CALCIO DAL DIVANO

L‘ultimo articolo lo avevo scritto in occasione del derby, subito prima di Natale. È passato un mese e mezzo e, un po’ per carenza di tempo, un po’ per oggettiva depressione, avevo “abbandonato” la postazione.

Purtroppo anche questa stagione si sta rivelando, per i colori nerazzurri, un’altra, l’ennesima, occasione sprecata.

La partita di ieri ha mostrato, prima ancora che una squadra scarsa, una squadra molle. Inammissibile che giocatori di serie A commettano errori come quelli di Kovacic o Nagatomo, o Palacio. O che, come in una partita tra una squadra di basket nostrano e una Big della NBA, tutti i rimbalzi (cioè i secondi tiri) in area nostra, siano stati bianconeri.

Fatti i doverosi complimenti alla squadra dello schieramento a noi avverso (cit.), per una volta nemmeno aiutata dagli arbitri, visto che sul fallo di Kuzmanovic su Vidal ci poteva stare tranquillamente il rosso, bisogna riflettere su questa squadra e su questa dirigenza.

Mi viene in mente una frase di Enzo Bearzot, letta in uno splendido libro intervista di Gigi Garanzini. Esiste il bello nella sconfitta, ed il brutto della vittoria. Il bello della sconfitta, Barcellona-Inter 2-0, nel girone eliminatorio della Champions’ 2010: sconfitta su cui Mourinho ha costruito quello che ritengo il capolavoro assoluto di una squadra italiana in Europa (i milanisti non saranno d’accordo, mentre gli juventini non hanno voce in capitolo ), e cioè la vittoria nel doppio confronto in semifinale contro i Catalani.

Ma esiste anche il brutto nella vittoria, che per Bearzot fu l’incapacità di rinnovare la squadra Campione del mondo di Spagna ’82, in parte per affetto e gratitudine, e che costò la mancata qualificazione agli europei del 1984 e l’eliminazione negli ottavi ai mondiali del Messico ’86. La gratitudine, nello sport, non dovrebbe esistere; il Bayern del triplete, pur forte di una situazione economica molto migliore, ha avuto il coraggio di rinnovarsi profondamente. L’Inter questo coraggio non l’ha avuto ed ora ne paga le conseguenze.

Cosa mi aspetto da dirigenza ed allenatore?

Thohir dovrebbe, a mio modesto avviso, rifondare la dirigenza su elementi fidati e competenti, dando loro una fiducia illimitata nel medio termine. Due nomi su tutti, Oriali e Bergomi.

L’allenatore dovrebbe dare fiducia ai giovani, tanto ormai la classifica è compromessa. Più spazio a Icardi, Mbaye, Kovacic, Taider, meno a Cambiasso, Milito, Kuzmanovic. Infine, una parola sull’affare Guarin: uno scambio con Vucinic sarebbe andato contro ogni logica di prospettiva.

Per me, sarebbe stato un errore. E bene ha fatto Thohir a ricordare ai dirigenti bianconeri di non esagerare con le critiche.

Anch’essi hanno i loro Berbatov nell’armadio.

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