Il peggior compromesso

 In POLITICA

Non era facile, eppure ci sono riusciti. Matteo Renzi e Silvio Berlusconi sono stati in grado, con il loro accordo, indispensabile – perché senza i voti dell’opposizione non si sarebbe potuta immaginare una nuova legge elettorale – ma pessimo nei contenuti, di estrapolare il peggio dei due sistemi elettorali precedenti la sentenza della Corte Costituzionale e innestarlo in una riforma che ha soltanto un pregio, quello di creare “teoricamente” una maggioranza parlamentare certa dopo il voto.

Matteo Renzi e Silvio Berlusconi sono riusciti a estrapolare il peggio di Matterellum e Porcellum e innestarlo su una riforma elettorale che ha soltanto il pregio di creare una maggioranza parlamentare certa dopo il voto.

Tuttavia quella appena licenziata dalla Camera è una specie di mostruosità civile e giuridica che dovrà inevitabilmente essere aggiustata dal Senato.
E non tanto per il fatto che disciplina soltanto l’elezione dei deputati, scommettendo su una riforma costituzionale del Senato che temo difficilmente vedrà la luce – almeno come è stata proposta, ma soprattutto perché comprende delle vere e proprie schifezze che esautorano il corpo elettorale dalla scelta del proprio rappresentante che la recente sentenza della Corte ha stabilito debba sempre esserci e soprattutto riconoscibile.
Del Mattarellum l’Italicum ha preso le “liste civetta“, cioè quello schifoso meccanismo che ha di fatto svuotato la ratio della parte proporzionale della legge scritta da Sergio Mattarella e che aveva la sua ragione d’essere nella conservazione della rappresentatività in un sistema maggioritario. Se il meccanismo dello “scorporo” serviva per calmierare un po’ l’eccesso del maggioritario uninominale, l’abuso delle lista civetta, da “Forza Roma” a “Forza Lazio“, passando per l’incredibile “Lista per l’abolizione dello scorporo” (sì, per chi non lo ricorda abbiamo avuto pure questa nel 2001!), fece sì che si svuotasse di significato la parte proporzionale tanto da arrivare al paradosso che non tutti i seggi della Camera furono riempiti portando il Partito Radicale a una vibrante protesta.

Del Porcellum invece l’Italicum ha conservato premio di maggioranza, correggendolo con una soglia minima di accesso, e soprattutto le famosissime liste bloccate. Peccato che a differenza di quando venne proprio varata la legge Calderoli la situazione politica è drasticamente cambiata. Se aveva un senso, logico s’intende, la proposta di un sistema fondamentalmente bipolare con due coalizioni che praticamente si toccavano e di dividevano il 90% dei consensi, con le elezioni di un anno fa la situazione è profondamente cambiata e i primi due partiti, il PD e il Movimento Cinque Stelle difficilmente arrivano e arriveranno al 30%.
Il risultato che produce l’Italicum è incredibilmente ingiusto.

Esaminiamo i punti più controversi:

  1. Soglia di sbarramento al 4,5% per le liste coalizzate per ottenere seggi: quindi se un partito ottiene il 4% dei voti validi i suoi elettori non hanno rappresentanza alla Camera. Si tratta di due milioni di elettori, più di quanti abbiano scelto Matteo Renzi alla guida del Partito Democratico in una consultazione – le primarie –  che è pur sempre “privata“. Non solo: se per caso di scuola si presentasse una coalizione con dieci liste da 4,4% ciascuna, questa coalizione vincerebbe le elezioni ma non otterrebbe seggi perché nessuna lista avrebbe superato la soglia! E come se non bastasse, se nella situazione politica attuale il centrosinistra vincesse le elezioni con il 37% dei voti (la soglia del premio di maggioranza), con una coalizione formata dal PD (circa al 30%), da SEL (circa al 3%), da CD (circa l’1%) e altri (3%), il PD otterrebbe tutti i seggi derivanti dal premio di maggioranza (55%), con una distorsione anche peggiore di quella che oggi ha ottenuto con il Porcellum poiché nel caso Italicum avrebbe addirittura fagocitato i voti delle altre liste che non sarebbero rappresentate.
  2. Soglia di maggioranza e Ballottaggio: per evitare il ballottaggio una coalizione deve raggiungere il 37%. Oltre a quanto già detto precedentemente non si capisce perché – se c’è un ballottaggio – si deve pensare a una soglia per escluderlo! Il ballottaggio – unico elemento positivo della legge elettorale votata a Montecitorio – serve proprio per premiare la governabilità e quindi determinare una maggioranza. Garantire un’investitura popolare al secondo turno potrebbe essere una cosa buona. Al limite, per evitare strane alleanze post primo turno, la soglia del 37% andrebbe alzata ad almeno il 45%. Un conto è dare un premio del 10% (60 seggi) un altro è darlo dell’18% (111 seggi).
  3. Collegi plurinominali: definizione un po’ paracula (sorry!) per definire le circoscrizioni che non saranno poi così piccole. Se all’inizio si parlava di collegi che variavano da due a tre deputati, adesso si parla di circoscrizioni anche di sei. D’altronde il tetto massimo di 120 collegi, quasi tutti coincidenti con le province (ma non le dovevamo abolire?) porta a una media di 5 deputati. Media, appunto, che per definizione significa che se ho un collegio di 3 e uno di 7 deputati la media è 5. Ma nel primo caso la riconoscibilità dei candidati è abbastanza semplice nel secondo mica tanto e la discrezionalità dei leader è assai più importante, a prescindere dalla scelta o meno di “fare le primarie“.
  4. Pluricandidature: l’aspetto più scandaloso e la cambiale più incredibile da pagare ad Alfano e al Nuovo Centrodestra, il partito virtuale ben lontano dalla destra repubblicana auspicata da molti, me incluso, a partire da Scalfari. Con le pluricandidature (fino a 8 collegi!) due big potranno accordarsi per alternarsi in otto collegi, e quindi decidere la terza posizione – quella che conta per gli altri. Risultato che in 14 collegi su 16 l’eletto non viene stabilito dall’elettore con la sua scheda ma dalla simpatia o meno del capolista o del vice capolista che “opterà” per il collegio prescelto.
  5. Liste Bloccate: se fossero state da due o da tre sarebbero anche state digeribili. Ma con collegi larghi e con le pluricandidature le liste bloccate non soltanto producono nominati dalle segreteria ma peggio: ci saranno nominati anche se un partito sceglierà le primarie, perché l’opzione dei capi bastone sarà determinante.
  6. Resti: il “flipper“, l’algoritmo proposto da Raffaele Fitto, per la ripartizione dei resti sul collegio nazionale, produce lo “scatto” del seggio in maniera completamente casuale. Il mio “voto” in un certo collegio può produrre un seggio da un’altra parte del territorio nazionale, in barba a qualunque principio di rappresentatività. Per chi è appassionato segnalo l’articolo oggi sul Fatto Quotidiano sul tema. Nonostante in matematica me la sia sempre cavata io non ho capito come funziona la pensata geniale di Fitto!

Tralascio – perché già affrontato – il tema della rappresentanza di genere e della meritocrazia: non ho capito perché noi uomini siamo sempre meritevoli di stare in Parlamento e le donne no, stando alle dichiarazioni di chi si è opposto agli emendamenti.

Qualche considerazione: per un anno abbiamo rimproverato – da sinistra – il Movimento Cinque Stelle che stava in Parlamento senza appunto “parlare”. Per tutto il dibattito parlamentare, peraltro ammazzato in commissione con una fretta senza precedenti, il Partito Democratico e il suo leader hanno affossato qualunque discussione e qualunque emendamento (non soltanto quelli di preferenze e quote rosa) esulasse dall’accordo del Nazareno fra il segretario del PD e il leader di Forza Italia. Non soltanto: il Governo, che doveva restare neutrale alla materia elettorale (non è materia governativa) ha continuato a giocare la sua partita sull’Italicum esprimendo pareri sugli emendamenti e non rimettendosi all’aula come sarebbe più corretto di fronte al principio di separazione dei poteri. Abbiamo persino assistito a scene patetiche di un governo massicciamente presente sui banchi, persino con quei ministri e sottosegretari tecnici che non avrebbero votato nemmeno se fossero stati senatori!

Infine mi sembra evidente che chi può dire di aver veramente vinto è soltanto Silvio Berlusconi, che ha ottenuto una legge elettorale anche meglio – per lui – del Porcellum e che potrà portare Forza Italia con molti meno sforzi del PD a vincere le prossime elezioni politiche.
Speriamo che il lavoro del Governo per l’Amministrazione della cosa pubblica, che sarebbe il vero compito di chi detiene il Potere Esecutivo, sia migliore di quello dimostrato per questo pessimo accordo elettorale.

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