Se la sinistra impara a usare la TV

 In POLITICA

Spero – per il bene che voglio alla sinistra italiana e alla sua moltitudine e variegata composizione – che gli esponenti di punta delle minoranze del Partito Democratico, di Sinistra Ecologia e Libertà, di Rifondazione Comunista, dei Verdi, e mi scuso se ho dimenticato qualcuno, si rivedano la puntata inaugurale di Announo, condotta da Giulia Innocenzi, che ha visto come primo ospite il Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi.

Per quanto si possa essere in disaccordo con le sue idee politiche e il suo modo di gestire il governo e il suo partito – e chi scrive in questo momento è in forte dissenso con le riforme dell’esecutivo in tema di legge elettorale e costituzionale, con i provvedimenti di natura economica e con la gestione monarchica del PD stesso – si deve prendere atto della necessità – per la sinistra che vuole proporre al Paese un’alternativa a Renzi alle prossime primarie (se ci saranno mai) e alle secondarie (sempre che ci si consentirà di votare) – di riuscire a produrre una leadership che riesca a bucare il video come l’attuale segretario del PD quotidianamente fa.

Non basta la cultura  – oggettivamente grande e sicuramente più vasta di quella di Renzi – di Gianni Cuperlo e Pippo Civati: serve anche considerare il mezzo televisivo come una sorta di stargate per l’accesso ai salotti e alle cucine della gente, cercando di parlare non soltanto con semplicità (che non guasta) ma soprattutto riuscendo a suscitare il dibattito e il confronto con gli altri.

E magari – fra tutte le americanizzazioni discutibili – quella di darsi del tu, come avverrebbe nella vita normale, forse nemmeno guasterebbe e avvicinerebbe i giovani al confronto.

Molto meglio il “tu” improvvisato di ieri in trasmissione che quel “lei” ipocrita che spesso giornalisti e politici si scambiano in diretta, salvo poi off-the-records darsi del tu.

Perché se a sinistra continuano ancora con l’aria supponente e con la superiorità morale di chi considera la televisione propaggine di Berlusconi e dei suoi eredi, Renzi incluso, non produrranno mai una leadership in grado di rappresentare le istanze che vogliono rappresentare. Anche perché il rischio continua a essere quello di venire rappresentati sistematicamente come la spina nel fianco del leader di oggi, i sabotatori, quelli da licenziare, pur proponendo riforme per molti versi di gran lunga più interessanti e progressiste delle pseudo riforme contabili della ministra Boschi.

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