Sono già scomunicati
Soltanto uno come lui, che viene da uno dei paesi con più corruzione al mondo, dove il problema dell’infanzia rubata è molto ma molto più grave del nostro Paese e con la sua storia di prete di strada, poteva avere la forza di dire in faccia a quei disgraziati maledetti delinquenti, i quali rubano l’innocenza dei nostri bambini, si professano cattolici, manifestano la loro devozione durante le feste tradizionali del meridione e fanno finta di vivere nel rispetto del Messaggio di Dio, che invece non hanno nulla a che spartire con la comunione con il Vicario di Cristo e con la Chiesa da lui guidata.
Adesso sta alla Chiesa locale, quella formata soprattutto da giovani sacerdoti alle prese con una guerra nel territorio fra il bene e il male, amplificare ogni giorno e ogni ora il messaggio universale che Francesco ha portato in quelle terre martoriate dalla criminalità organizzata, respingendo e denunciando anche coloro che – nella stessa gerarchia della Chiesa Cattolica – sono stati conniventi con le organizzazioni criminali per timore della loro incolumità.
Francesco richiama la Chiesa calabrese, e con lei tutta la Chiesa meridionale, al rispetto del Messaggio originario del Fondatore anche a costo della propria vita.
Altrimenti forse il sacerdote non avresti dovuto farlo se non hai la forza e il coraggio di opporti a certi sistemi. Forse quella non era proprio vocazione ma semplicemente un’illusione acustica.