Ricordi di Londra

 In VIAGGI

Comincia Wimbledon e sono per me ormai ricordi di un quarto di secolo, venticinque anni fa, quando misi piede per la prima volta all’interno del club di tennis più famoso del mondo. Era una giornata molto afosa – ricordo – in quella che fino ad allora, nel 1989, era stata l’estate più calda che la città di Londra avesse riscontrato.

Già, Londra: era la seconda volta che mettevo piede nel Regno Unito e me ne ero innamorato. O meglio: lo ero della capitale, quell’incredibile crogiolo di razze, culture, etnie e religioni che solo in poche altre realtà – per lo più oltreoceano – si possono riscontrare. Tornai a Londra poche altre volte nel 1991. Poi per oltre un decennio mai più, salvo un brevissimo weekend trascorso con mia moglie, antipasto delle consuete vacanze estive a Catania e del nostro primo viaggio americano.

Mi recai di nuovo a Londra nel 2009 alla ricerca di fortuna, lavoro e opportunità.

Abitavo a casa di un’amica a Hackney, nella zona est, un quartiere pieno zeppo di colori, profumi e accenti provenienti dall’est del mondo. Poco più giù, oltrepassato il Tamigi, c’è The Borough Market, mercato pittoresco e pieno di ogni ben di Dio!

The Borough Market

Trascorsi una piacevolissima domenica lungo il Tamigi, ammirando i ristrutturati docks, i vecchi magazzini portuali ormai convertiti in uffici e abitazioni, fino a giungere a Westminster. Fu una giornata particolarmente assolata pur essendo ottobre e la solitudine provata nella città, con la famiglia a tre ore circa d’aereo, veniva resa più lieve dall’incontro di giovani innamorati, mamme che rassicuravano i loro piccoli, musicisti in cerca di fortuna e distinti signori all’uscita dallo Shakespeare’s Globe lungo il Queen’s Walk, fino al Tate Modern e al Millennium Bridge proprio di fronte la Cattedrale di St. Paul’s.

The Queen's Walk

Mi manca Londra: tre anni fa andai a fare l’ultimo colloquio di lavoro in terra inglese per un’azienda italiana che operava nel settore dei nuovi media, a Shoreditch.

Sembrava fatta.

Tornai a casa e con mia moglie, freschi di ri-trasferimento a Roma ci trovammo di nuovo di fronte alla domanda: che facciamo dovesse arrivare la proposta? Non avevamo ancora nemmeno aperto tutti gli scatoloni dall’ultimo trasloco dalla Sicilia che già pensavamo di spedirli – intonsi – oltre la Manica.

Cominciammo a esaminare quartieri, case, scuole, ospedali, insomma ogni cosa che per una famiglia diventa una priorità quando si deve organizzare un trasferimento.

La proposta purtroppo non arrivò. Presero uno più bravo, con un curriculum migliore e la cosa mi gratificò molto: aver dato il massimo ed essere arrivato alla finale della Champions’ era sicuramente motivo di soddisfazione, pur nella normale e logica delusione per la mancata assunzione. Dove nel mondo la meritocrazia esiste non soltanto funziona nella selezione ma diviene anche stimolo per tutti, soprattutto per chi perde una partita.

Capita. Fa parte della vita.

Adesso Londra la guardo da lontano: l’ammiro grazie ai racconti di Chiara Ma che Davvero?, bravissima e divertente blogger che accanto alle vicende della sua bellissima “polpetta“, ci allieta con dei fotoreportage dalla capitale inglese assai entusiasmanti (e anche succulenti per chi come me ama il cibo!).
Ammiro le sue foto, leggo i suoi post, guardo i posti che suggerisce ai lettori e penso a quante volte mi sia trovato su una panchina londinese a pensare: sì questo è il mio posto, è qui che dovrei vivere e lavorare.

Poi in realtà forse sono cambiato: il clima a Londra – a dispetto della mia enorme fortuna avendo sempre trovato il sole – è quello che è e io sono decisamente diventato metereopatico e più passa il tempo più peggioro! Oppure è la storia che preferisco raccontarmi per digerire quella delusione che – specialmente quando lo stress della nostra capitale è insopportabile – torna a riproporsi prepotentemente dentro la mia mente.

Più che mancanza è semmai rammarico: per mia figlia, che avrebbe potuto vivere un’esperienza che l’avrebbe resa pressoché bilingue, frequentando le scuole britanniche, e un po’ anche per me, per l’aria che si respira a Londra dove – un po’ come a New York – ci si mette in gioco e si lavora per rialzarsi quando le periodiche crisi economico-finanziarie ti hanno buttato giù, bruciando posti di lavoro.

Sì, ecco, a Londra si respira un’aria di potersela giocare e poter provare a vincere la partita: puoi pensare di rischiare, mettere in campo le tue idee e chissà magari qualche orecchio disposto ad ascoltarti lo trovi. Forse è questo spirito che cerco di cogliere dalle foto di Chiara, dalle letture di quotidiani e settimanali inglesi. Con la speranza che magari questa voglia di riscossa e questa capacità di generare opportunità possano trasferirsi da noi.

Almeno un po’.

Alcune foto di Londra sono in vendita come Fine Art Prints e possono essere licenziate presso il mio Store.

Londra ho dedicato uno dei miei libri di fotografia: Londinium.

My walk in London

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