L’Eco della Speranza

 In POLITICA
Ci fu un tempo nel quale pensavo che Umberto Eco condividesse il volto con Guglielmo da Baskerville! Probabilmente perché il suo personaggio più famoso, il francescano de Il Nome della Rosa interpretato da Sean Connery, sebbene ovviamente più affascinante visto che era interpretato dall’attore scozzese, portava come lui la barba e aveva una conoscenza mostruosa e una testa in grado di immagazzinare diremmo oggi tanti di quei byte da far venire un capogiro a noi comuni mortali.

Era un autore complicato, Eco, e non ricordo più quante volte ho preso e ripreso alcuni suoi libri, così come quante volte mi è venuta voglia di rileggere – da adulto – il suo romanzo più celebre, tentazione che poi non sono riuscito mai ad assecondare preso dalla paura di cominciare e non terminare l’enorme mole raccontata da Adso. È stato sicuramente un gigante della letteratura contemporanea e invidio molto i suoi studenti del DAMS di Bologna che hanno potuto seguire i suoi corsi, scrivere con lui tesi di laurea, analizzare con lui il linguaggio e la società italiana.

L’impegno di Eco nella società italiana è stato semplicemente unico: rigor morale ed etica, forse i due aspetti del professore che più mi hanno colpito in tutti questi anni. Ho l’impressione – tuttavia – che così come altri grandi intellettuali italiani, da Asor Rosa ad Arbasino, da Cordero a Scafari, egli non si sia affatto capacitato che la società italiana sia stata profondamente e definitivamente cambiata dall’avvento di Berlusconi in politica e dai vent’anni che abbiamo dietro le spalle e che giornalisticamente sono stati caratterizzati dal Berlusconismo, dei quali adesso vediamo gli effetti più profondi proprio perché Silvio ormai non è più attivo come prima.

Un lustro fa – in pieno bunga bunga – promosse un’iniziativa di risposta alle “mutande” di Giuliano Ferrara e dal palco ricordò come lui dormisse poco la notte, proprio come l’allora premier, solo che per leggere Kant e non per il bunga bunga! Non proprio – si direbbe – vicino alla gente e forse questo era il limite suo e di tanti altri intellettuali incapaci di comprendere che la popolazione non era sicuramente formata tutta da letterati o filosofi.

Nell’incredulità di una società italiana che era riuscita a digerirsi tutti i peggiori populismi della storia contemporanea, in Eco c’era ancora forse la sottile speranza che attraverso la cultura, la scuola, il trasferimento di conoscenza, la società potesse immunizzarsi dal virus contratto nel gennaio del 1994. Speranza che invece in molti ormai avevano perduto proprio perché si stavano sperimentando quotidianamente gli effetti che i nuovi media, che a poco a poco stanno sostituendo la televisione tradizionale per la formazione della pubblica opinione e per l’intrattenimento, avevano sulle persone.

D’altra parte lo stesso Eco qualche tempo fa parlò di come internet avesse in qualche modo sdoganato gli imbecilli, accreditando le tesi più strampalate (specie sui complotti) che prima non sarebbero mai riuscite a ottenere un bacino di ascolti che andasse oltre il bar dello sport. Nonostante questo però il professore credeva ciecamente nel futuro: aveva rifiutato l’idea stessa della Mondazzoli (come giornalisticamente è stata definita la fusione fra Mondadori e RCS Libri), la realizzazione in campo editoriale del Partito della Nazione, appoggiando in toto l’idea di Elisabetta Sgarbi di una dar vita a nuova casa editrice (con la quale a maggio uscirà l’ultimo libro di Eco), La Nave di Teseo, dicendo che lo stava facendo per i suoi nipoti.

Non so quanti – a 84 anni – con una vita così intellettualmente intensa avrebbero avuto lo stesso coraggio di cambiare e di voler legare il proprio nome e il proprio mito a una novità così rischiosa: me il maestro invece lo fece. Lo ringraziamo per questo esempio di lucida e appassionante fede nelle future generazioni nonostante si sia in molti invece a non nutrire più quella speranza che quest’uomo proveniente dalla provincia piemontese invece possedeva.

Grazie Professore.

 

immagine: fotomontaggio di due foto trovate su internet

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