#SenzaVergogna

 In POLITICA
Avevamo auspicato che di fronte ai bambini, di fronte a coloro che nella società sono sicuramente i più deboli, da qualunque utero essi siano stati messi in questo terribile mondo contemporaneo, le forze politiche presenti in Parlamento e le associazioni operanti nella cosiddetta e sedicente società civile sospendessero per una volta le legittime ostilità fra maggioranza e opposizione, fra renziani e antirenziani, fra politica e antipolitica, e consegnassero al Paese non una “legge” ma finalmente la demolizione di odiose discriminazioni. A dispetto di quanto afferma l’ex candidato alle primarie del PD, ex parlamentare democratico e direttore del giornale La Croce Mario Adinolfi, uomo intelligente e renzianissimo ma bigottissimo, profondamente razzista e omofobo, travestito da devoto e difensore della famiglia, il disegno di legge presentato dalla senatrice democratica Monica Cirinnà era semplicemente il “minimo sindacale” per distruggere le differenze che esistono e continueranno a esistere fra famiglie “tradizionali” (quanto odio questo termine!) e famiglie “arcobaleno”.

Avevamo immaginato che i nostri parlamentari, quelli che sono stati paracadutati (la maggior parte, lo so, non vorrei che i piddini si infastidiscano) sugli scranni di Palazzo Madama e Palazzo Montecitorio soltanto perché i loro leader Bersani, Berlusconi, Monti e Grillo hanno raccattato milioni di voti, conoscessero un po’ di pudore e riuscissero a partorire qualcosa per sanare un’enorme ferita nella società e soprattutto per fare in modo che l’Italia, patria del Diritto, tornasse nel consesso delle nazioni civili del Vecchio Continente.

Avevamo sperato che sia il Partito Democratico che il Movimento Cinque Stelle non arrivassero a giocare sulla pelle dei bambini la loro continua battaglia politica, la loro permanente campagna elettorale, il loro stucchevole continuo vicendevole insulto che come ciascuno di noi può osservare sui social ha profondamente stufato gli elettori, ormai in fuga dalle urne.

Avevamo creduto che il Governo presieduto da un uomo di 41 anni, con una composizione così giovane e paritaria fra uomini e donne, non cedesse alla tentazione di allargare la maggioranza proprio su questi temi e di forzare ancora una volta le regole (gravissime le fiducie su legge elettorale e temi etici), tenendosi alla larga dal libero discernimento di un Senato che aveva il diritto e soprattutto il dovere di votare e di far conoscere alla pubblica opinione il convincimento dei suoi membri, che si dovevano assumere per una volta la piena responsabilità dei loro atti, senza trincerarsi dietro il programma elettorale del 2013 (che quando conviene non vale più) o la piattaforma programmatica delle primarie per la segreteria piddina del 2013 (che in questo caso nemmeno è stata rivendicata da coloro che hanno scoperto adesso pruriti che invece l’8 dicembre di tre anni fa, quando il carro Renzi poteva portarli al potere, hanno ben sopportato con il borotalco salvifico della poltrona).

Questa incredibile vicenda, che si dovrebbe concludere (almeno per la sua prima parte) stasera con il voto di fiducia su un maxi emendamento proposto dal governo, ha l’incredibile conseguenza di risolvere una discriminazione generandone altre: innanzi tutto fra i bambini, quelli già nati, non quelli che Adinolfi sostiene si vadano a comprare in qualche supermercato canadese. Perché ci saranno i nostri bambini, quelli generati o adottati da una coppia eterosessuale, che avranno tutti i diritti dell’essere figli e di avere una famiglia, con genitori, zii, nonni. E poi ci saranno i 500 bambini (queste sono le stime attuali) che si vedranno privati ex lege del diritto di avere un genitore, i fratelli, i nonni.

C’è la discriminazione nei confronti stessi delle coppie: mentre noi sposati abbiamo una serie di diritti e doveri riconosciuti dal codice civile, alle coppie omosessuali non soltanto non vengono concessi gli stessi diritti (vedi i riferimenti saltati all’articolo 29 della Costituzione, sulla famiglia, e il rimando soltanto ai diritti “personali” individuati dagli articoli 2 e 3 della Carta) e ma nemmeno vengono obbligati agli stessi doveri coniugali, quali l’obbligo di fedeltà, scaricando sulla Magistratura l’onore di discernere le future dissoluzioni senza un supporto normativo certo.

Si rimane sbigottiti di fronte a un tale livello di becero pressapochismo politico e di penoso e peloso rimpallo di responsabilità fra PD e M5S come se alle famiglie arcobaleno e ai loro figli importasse qualcosa di canguri, super canguri, messaggi privati sbattuti in prima pagina, lezioni presuntuose alla cattedra di chi è buono solo a compilare i messaggi sui Baci Perugina o a risposte buone per Miss Italia (come ha fatto notare recentemente Mentana a Di Battista in TV).

Ma siccome a me del Movimento Cinque Stelle non frega nulla (anzi) e personalmente non l’ho votato e non lo voterò mai, è sulla responsabilità etica del PD che mi voglio soffermare e scrivere qualcosa: non avrei mai immaginato che un partito che nel 2007 è nato per superare le storiche divisioni fra il riformismo di stampo laico e quello cattolico e fondato da un cattolico “adulto” come Romano Prodi, che rivendicava la propria autonomia di pensiero rispetto alla posizione dei Vescovi italiani, potesse mai arrivare a consegnarsi mani e piedi, ogni volta che è in difficoltà, ad Angelino Alfano e ai suoi sedicenti cattolici tradizionalisti, che hanno più a cuore le loro poltrone (miracolosamente moltiplicatesi a dispetto del vuoto elettorale che ottengono) di ogni altra cosa (chi, come Alessandra Moretti – stamattina in TV – sostiene che bisogna mediare perché si è al governo con Alfano mente perché NCD non avrebbe mai la forza di far cadere l’esecutivo su nessun provvedimento visto che alle urne non prenderebbe forse nemmeno i voti dei parenti stretti).

Il PD – da quando Renzi è segretario e premier – è diventato un partito squisitamente di potere, incapace di rivendicare con orgoglio i propri valori costitutivi e fondativi, sacrificandoli sull’altare di un governo che – come Alfano, Verdini e altri notoriamente di destra non si stancano mai di sottolineare – non fa altro che realizzare un programma neoliberista e di centrodestra, fallimentare nei numeri (il celeberrimo Jobs Act, che Renzi continua a celebrare come un grande successo ha portato soltanto poco più di 120.000 posti di lavoro nuovi, gli altri sono conversioni, e grazie soprattutto agli sgravi che quest’anno – già dimezzati – termineranno e Dio solo sa che succederà nel 2017, viste le basse previsioni di crescita, sacrificando soltanto i diritti dei lavoratori) e adesso ostinatamente conservatore persino sui diritti civili.

Il PD, che in Italia dovrebbe essere di centrosinistra vista anche la sua appartenenza alla famiglia del socialismo europeo, è nei fatti più a destra del Partito Conservatore britannico, guidato da David Cameron, il quale nel corso del suo primo mandato non esitò a mandare in soffitta la Civil Partnership per garantire a tutti i sudditi di Sua Maestà parità di diritti e di doveri in ambito familiare con l’istituto del matrimonio.

Un PD che anche in temi di spesa sanitaria bluffa dicendo che non vengono tagliati i servizi ma nei fatti – con tempi di attesa lunghissimi e con budget sempre più striminziti per le aziende sanitarie – i tagli li compie (basta che andiate dal vostro medico di base e vi spiegherà alcuni effetti dei decreti sulle “appropriatezze” delle cure, sia sugli esami che sulle prescrizioni farmaceutiche).

Un PD che con la scusa della governabilità a ogni costo, perché “non c’è alternativa” e perché “dopo Renzi arrivano loro, i brutti e cattivi grillini”, sta rinunciando a se stesso, alle ragioni stesse per le quali è nato, divenendo uno spregiudicato coacervo di politici politicanti, incapaci di mettere il bene supremo della Nazione davanti agli interessi del partito e dei loro giovani e rampanti dirigenti.

Mi era stato più volte rinfacciato – all’epoca della formazione di questo governo – che Renzi serviva per “farci vincere” (pur non essendoci elezioni politiche in giro!), perché si era “stanchi di perdere”: ecco io credo che invece “vincere” non possa essere tutto né nel calcio (oltre che vincere devi giocare bene, diceva il “re del calcio”, il mio amatissimo Arrigo Sacchi!) né a maggior ragione in Politica. Che non sia assolutamente morale associare il proprio nome e il proprio simbolo con provvedimenti e azioni che ledano i propri valori costitutivi ed etici, sulla base dei quali sei nato e ti sei formato come soggetto politico.

Un partito che da soggetto e comunità diventa coagulo di potere e di poltrone non fa per me.

E così come non potrei mai votare il Movimento Cinque Stelle per mille ragioni, per altrettante non meno importanti il Partito Democratico non riceverà mai più la mia croce sul suo simbolo.

E infine non appena mi arriverà l’ennesima immancabile e-mail di invito per le primarie di Roma, la sposterò nell’unica casella di Google Mail che per me merita: lo SPAM.

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