La mucca nel corridoio

 In POLITICA
Quando Matteo Renzi, la sera del 17 aprile scorso, scese in conferenza stampa a Palazzo Chigi lo avevamo ampiamente previsto. Tronfio e arrogante come spesso gli capita quando vince le battaglie solitarie, appariva lontano mille miglia dallo stesso premier che un anno prima aveva stravinto le europee e aveva concesso la ribalta delle telecamere al collettivo, al suo partito. Dopo il voto europeo Matteo Renzi era sembrato per la prima volta un vero segretario unitario: aveva portato i democratici nel Partito Socialista Europeo, riconoscendo persino i meriti storici dei suoi predecessori. E quindi – implicitamente – di chi in quella storia si riconosceva e da quei leader si sentiva rappresentato, seppur in minoranza.

Poi qualcosa è cambiato, il leader unitario è stato scalzato dall’arrogante e delirante premier che abbiamo conosciuto la sera delle trivelle e quello che ha imperversato per quasi un anno sui teleschermi italiani, da quando durante la conferenza di fine anno nello scorso dicembre annunciò il plebiscito sulla sua persona.

È stato così fino a ieri sera quando il concession speech è stato magistrale, come quattro anni fa dopo la scoppola subita da Bersani nelle primarie di coalizione. Il punto è che adesso sta a lui e a nessun altro dimostrare quale sia il vero Matteo: è il leader che ammette la sconfitta, si commuove parlando dei figli e della moglie, rispetta le istituzioni? Oppure è quello del #ciaone, dell’umiliazione pubblica dell’avversario (specialmente quello interno: serviva proprio rimuovere Bersani dalla Commissione Affari Costituzionali?), della convocazione della conferenza stampa a urne aperte (ma non c’è un diavolo di consulente per il protocollo a Palazzo Chigi?)?

Ha finalmente fatto caso al corridoio del Nazareno, dove una bella mucca sta continuando a bussare al portone del PD oppure ha bisogno di qualche ulteriore dimostrazione elettorale per provare a invertire la rotta e recuperare i milioni di voti che negli ultimi due anni ha perso? I sondaggi, che ieri hanno azzeccato tutto, dicono che l’80% dell’elettorato democratico ha seguito il suo segretario. Ma davvero basta questo a Renzi? Non si rende conto che il 20% che ha abbandonato quel partito non lo ha fatto di certo a cuor leggero e non soltanto perché Renzi gli sta sulle scatole?

Hanno capito, soprattutto i renziani più renziani di Renzi, che quel 20%, oltre a rappresentare un numero enorme di voti, è rappresentativo di un ceto sociale che i democratici non riescono più a intercettare?

Hanno compreso che aver attuato tutto il programma industriale di Confindustria nel mondo del lavoro contro i sindacati non poteva che comportare il progressivo alienarsi di questo mondo dal PD e dalla sinistra?

Adesso, caro Matteo e caro PD, potete fare soltanto una cosa: dovete ripartire dal mondo del lavoro per redistribuire i redditi e per disinnescare la bomba a orologeria che da ieri ha cominciato a scandire il suo conto alla rovescia, fino alle prossime elezioni.

 

Recommended Posts
CONTATTAMI

Per qualunque informazione scrivimi e ti risponderò al più presto possibile.

Not readable? Change text. captcha txt
0
VINCENZOPISTORIO.COM