E se fosse andata diversamente?

 In MEDIA
Solitamente non sono molto attratto né da libri né da serie TV che immaginano scenari storici alternativi a quelli realmente accaduti: un conto è la fantascienza, l’immaginazione di un futuro che comunque ancora dobbiamo vivere, altro è invece scrivere o rappresentare una realtà alternativa, un “come sarebbe potuto essere se” alcuni eventi si fossero svolti in maniera differente.

Ho fatto un’eccezione per la serie TV The Man in the High Castle, prodotta da Amazon Video, il nuovo servizio di video on demand del colosso di Seattle, incluso nell’abbonamento al servizio Prime. Tratto dall’omonimo libro di Philip K. Dick (inspiegabilmente tradotto in Italia con La svastica sul sole), la vicenda, che si svolge negli States del 1962, parte da un assunto terrificante: cosa sarebbe successo se i tedeschi fossero arrivati prima degli americani all’atomica e la seconda guerra mondiale fosse stata vinta dalle potenze dell’Asse? Un brivido corre lungo la schiena soltanto al pensiero di una simile alternativa.

Nel telefilm gli Stati Uniti così come li conosciamo ora non esistono più e sono divisi in tre parti: a est, gli stati al di là delle Montagne Rocciose formano il Grande Reich Nazista, con capitale New York che nel telefilm appare surreale. Non più la multi culturalità alla quale siamo abituati bensì un regno ariano, bianco e “ordinato” secondo la legge del Führer. Sulle coste del Pacifico invece dominano i giapponesi che si battono da un lato per reprimere la resistenza e dall’altro per evitare di giungere impreparati al redde rationem con i tedeschi, quest’ultimi desiderosi di muovere guerra prima o poi contro l’impero nipponico e conquistare quindi il mondo intero. In mezzo, gli stati delle Montagne Rocciose rappresentano la zona neutrale, assai contesa dai due imperi per gli ingenti giacimenti di uranio. E naturalmente Berlino è la città più ricca e più all’avanguardia del pianeta.

Al di là del normale sforzo che bisogna compiere per immaginare un mondo così concepito, una volta entrati dentro la serie si comincia a comprendere la grande fortuna di vivere invece nel mondo libero. E comprendi come persino Donald J. Trump è accettabile, con le sue leggi contro l’immigrazione, i suoi proclami misogini e autoritari, la sua fregola bellica e l’innata propensione alla gaffe pericolosa, se soltanto pensiamo a un mondo e a una società dove i contrappesi esistono e sono esercitati dalle altre autorità in maniera forte e indipendente, come avviene nelle moderne democrazie.

Nella serie veniamo scaraventati in un mondo “ariano” dove la perfezione dell’essere umano è sancita per legge e chi perfetto non è – che nel caso dei maschi significa sani e arruolabili e nel caso delle donne fertili e in grado di concepire ed educare più braccia possibili – viene consegnato ai macellai del Reich perché conservino la razza pura e sana. Veniamo alle prese con le debolezze del bruto nazista che non riesce ad applicare la legge quando è la propria famiglia a trovarsi in difetto di fronte alla selezione genetica che ormai i nazisti portano avanti. Ci troviamo di fronte a uomini illuminati, soprattutto a San Francisco, che vengono sconfitti dallo strapotere dei militari che hanno messo su uno stato di polizia che non guarda in faccia a nessuno, pronti a gasare persino le famiglie degli ipotetici resistenti, anche quando essi non sono parte della Resistenza ma che grazie a questo episodio ad essa li fa arruolare.

C’è la brutalità di una guerra che sembra non finire mai, anche se sullo sfondo a New York come a San Francisco la vita procede normalmente e pacificamente per chi non si oppone ai soprusi o – soprattutto – per chi decide di voltarsi dall’altra parte e sacrificare ideali di libertà ormai dimenticati. C’è una resistenza che non riesce a essere unita e che rischia di eliminarsi da sola. C’è una dittatura nazista che si fa chiesa, con riti pagani con al centro il Führer come un dio in terra. C’è una speranza, rappresentata da vecchi filmini che l’Uomo nell’Alto Castello produce e che Hitler vorrebbe fossero tutti sequestrati e non mostrati al pubblico: cosa rappresentano e perché l’uomo li produca non lo sappiamo ancora, ma dopo due serie appare sempre più evidente che la resa dei conti fra resistenza e dittatura è sempre più vicina, in una sorta di eterno balletto fra il bene e il male.

È una serie TV avvincente, con qualche debolezza a mio avviso (la parte sui filmini mi auguro possa essere spiegata meglio nella terza serie) ma con una grande qualità sia nella sceneggiatura che nelle riprese. Costituisce sicuramente una pietra miliare della nuova televisione, ormai sempre più orientata alla fruizione on demand, dove sono gli spettatori a costruirsi il loro personale palinsesto e in Italia fra Netflix e Amazon Video, la concorrenza delle televisioni su internet, le cosiddette IPTV, alle TV digitali, terrestri e satellitari, è soltanto all’inizio. E se la battaglia avviene alzando l’asticella della qualità, com’è avvenuto per esempio con le due serie cult di Netflix “House of Cards” e “Narcos”, allora tutto ciò spingerà anche gli altri network ad attrezzarsi e a competere al rialzo e non al ribasso, com’è avvenuto in precedenza con l’omologazione delle televisioni commerciali e del servizio pubblico con programmi televisivi fotocopia e di scarsissima qualità.

 

p.s. questo telefilm dovrebbe essere guardato da tutti coloro che abusano della nostra lingua quando parlano di deportazione degli insegnanti o di regime a ogni piè sospinto. Comprenderebbero quanto siano largamente esagerate talune loro espressioni.

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