#Burocraticamente

 In LIBRI
Pensavo di aver già parlato su queste pagine del primo romanzo di Alfonso Celotto e invece mi sono accorto soltanto da poco che non l’ho mai fatto. Così come non ho parlato del seguito e nemmeno dell’esordio letterario del suo alter ego, il dottor Ciro Amendola, fittizio direttore della Gazzetta Ufficiale del primo libro al quale l’accademico dà anche il titolo dell’opera.

Chi è appassionato di politica conosce sicuramente il professor Celotto: ospite svariate volte nei talk, specialmente a L’aria che tira di Myrta Merlino su la7, è stato una graditissima sorpresa come scrittore, dopo averlo apprezzato moltissimo per le sue dotte dissertazioni sulla Costituzione (attualmente lo si può ascoltare spesso su radio e tv pubbliche).

La sua prosa è piacevole e scorrevole e la storia del dottor Amendola è divertente e intrigante e vi confesso che un po’ mi ha influenzato quando a imbracciare carta e penna sono stato io, lui con il tributo alle sue origini napoletane, io con quello alla Sicilia e alla mia Catania.

Orgogliosamente meridionali. Assai, come direbbe lo stesso protagonista.

Celotto sfrutta la sua vasta conoscenza giuridica per farci ridere (amaramente) della follia del nostro Paese e della nostra burocrazia: lancia il suo protagonista in un’opera improba (e infatti ancora oggi impossibile) dell’intera raccolta della legislazione italiana, dalla formazione del Regno. Sullo sfondo una storia d’amore, mancata in gioventù, che si ripresenta quando ormai gli anni dei bollori sono andati e chissà se il cuore è in grado ancora di battere forte!

Il dottor Amendola è un personaggio delizioso: scaramantico oltre ogni misura, gran cuoco (e qui credo che Celotto tradisca se stesso: soltanto uno che sa veramente cucinare potrebbe descrivere le deliziose pietanze che l’immaginario burocrate di Via Arenula mette in tavola per se stesso, in compagnia soltanto di Don Gaetano – l’indossatore che ormai ha “umanizzato” – e della fotografia, a mo’ di reliquia santa, di Antonio Juliano, storico centrocampista del Napoli) e meticoloso in misura maniacale. Accanto al direttore della Gazzetta Ufficiale, convive (per troppo tempo) sopito Ciro, l’Amendola di prima della batosta sentimentale: è uno spasso leggere la lotta interiore fra le due personalità e non si fa fatica a riconoscere proprio i segni di quei conflitti, almeno per coloro che li hanno sperimentati in prima persona.

Il secondo libro invece, dal titolo surreale “Il pomodoro va rispettato”, è la naturale prosecuzione del primo: Ciro e il dottor Amendola si trovano uno di fronte all’altro nella sempiterna battaglia fra il cuore e il cervello, fra l’amore e la ragione. Se il primo fantastica di lasciarsi abbandonare alla passione e cercare di riprovare ancora una volta le emozioni che furono, il secondo lo troviamo impelagato nell’alta burocrazia e nella preparazione dei Consigli dei Ministri. Celotto, che nella sua vita “non letteraria” è ordinario di Diritto Costituzionale ed è stato consulente giuridico e capo degli uffici legislativi per un vasto numero di ministri, ci racconta di riunioni fiume, zeppe di partecipanti (ragione per la quale non partoriscono mai nulla!), burocrazia estenuante. Il finale è poi assai gradevole perché il lettore può persino costruirselo in base al proprio gusto: più romantico o più rassegnato, a seconda di come ci si sente di fronte al racconto!

Infine la terza opera “Non ci credo ma è vero. Storie di ordinaria burocrazia”: stavolta il LRPT, il Legale Rappresentante Pro Tempore (come Celotto stesso si fa definire dal suo personaggio, ormai un vero cult e influencer in rete!), cede la penna al dottor Amendola che ci racconta alcune perle della nostra burocrazia: quella che maggiormente mi ha colpito è la storia di come sia stata aumentata la spesa pubblica quando la capitale è stata spostata prima a Firenze e poi a Roma. Un vero capolavoro di assistenzialismo!

Profondo conoscitore della macchina amministrativa e legislativa, il dottor Amendola ci racconta una serie di episodi veri che si stenta sì a credere ma che chi ha l’opportunità di vivere a contatto con l’alta burocrazia sa benissimo poter essere verosimili e soprattutto perfettamente in linea con la mentalità attuale che imperversa nei corridoi dei vari dicasteri romani.

Non siamo di fronte a un tomo impegnativo: si tratta di un libriccino che vola via, grazie alla straordinaria bravura dello scrittore che traccia le storie con semplicità, lasciando il lettore rapito e incredulo di fronte alle sciocchezze che si è in grado di continuare a portare avanti nei sacri Palazzi Laici della politica, delle istituzioni e della burocrazia.

Insomma in mezzo pomeriggio l’avete letto e vi resta tempo anche per osservare – pedissequamente, direbbe il nostro direttore della Gazzetta Ufficiale – il precetto cardine della giornata tipo del Dott. Amendola: la controra, la pennica, il sacro riposino che noi meridionali, influenzati dalla siesta dei cugini iberici, amiamo consumare dopo un qualunque pasto! Un estremo inno alla meridionalità che Alfonso Celotto non cessa mai di omaggiare nelle pagine dei suoi tre libri.

 

 

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