Resistenza sempre

 In POLITICA
Mi sembra di rivederla anche adesso giocare con altri bambini sulla spiaggia di San Francisco, a due passi dal Golden Gate: quasi ventotto mesi e già viaggiatrice insieme ai suoi genitori in quell’immenso parco giochi all’aria aperta che è la California. Da quando siamo tornati a Roma, nel settembre del 2010, mia figlia ha sempre avuto come compagni di giochi bambini almeno per metà stranieri. Due bimbe russe al nido comunale pomeridiano, un rumeno al parco giochi, il più bel bambino che io abbia mai visto dal vivo – Ethan, fiero nella sua maglia azzurra numero dieci con il nome di Totti – figlio di due bengalesi che non hanno atteso che Salvini andasse al governo per tornare a casa loro, dopo un decennio di impresa in Italia e un’altra figlia alla quale hanno dato il nome Elisa proprio perché avevano conosciuto la mia. E poi alla scuola dell’infanzia e alla primaria ha giocato e studiato con polacchi, peruviani, macedoni. In California ha trascorso il tempo con bambini di ogni colore, provenienti da famiglie di ogni classe sociale, ignara lei (e noi con lei) quale religione professassero i loro genitori.

Ho pensato alla mia Elisa quando ho letto di Nave Aquarius dieci giorni fa e quando ho ascoltato l’audio proveniente dalla mia America sui bambini strappati ai loro genitori. Ed è tornata a lei la mia mente quando il neo Ministro dell’Interno, il leader della Lega Matteo Salvini, ha teorizzato la schedatura dei Rom, lei che ha avuto come compagnetto un bimbo rom e si (e ci) chiedeva come mai Teo non fosse più in classe con loro dopo il primo quadrimestre (fu sgomberato dal suo campo e trasferito in un altro). E non smetto di pensare a mia figlia quando leggo i post, sempre dell’inquilino del Viminale, nei quali parla di “pacchia finita”, di “crociera” di quei poveri disgraziati, di “ruspa” se parla dei rom, sempre peraltro mettendo in mezzo i suoi figli, parlando “da ministro e da papà”.

Ora poiché padre lo sono immeritatamente anche io e perché ti vengono un po’ di sensi di colpa per aver messo a un mondo così schifoso una creatura vorrei qui ribadire un concetto: come mio nonno Turi, che i lettori di questo blog avranno già imparato a conoscere perché ne parlai su questo post e su altri, scelse la parte giusta, dopo l’8 settembre 1943, così anche io per mia figlia avverto il dovere di schierarmi dalla parte corretta, quella che Roberto Saviano ed Enrico Mentana stanno sostenendo sui loro profili social.

Quella che combatte con le armi proprie della democrazia e dell’informazione, le parole, questa deriva autoritaria che il ministro Salvini e la connivenza silenziosa del suo socio di maggioranza, il Movimento Cinque Stelle guidato da Luigi Di Maio, hanno impresso alla politica italiana.

In queste quasi tre settimane di governo Conte, ho letto tante di quelle schifezze su alcuni profili Facebook e Twitter da lasciarmi atterrito: persone insospettabili, con il loro culetto ben riscaldato dalla poltrona del loro posto fisso, condividono pensieri così violenti e osceni da farmi interrogare seriamente sul loro stato di salute mentale. Ho potuto constatare come uomini e donne che sui loro profili social condividono solitamente teneri cuccioli domestici e primi vagiti della prole, di fronte ad altri cuccioli, ad altre donne in stato interessante non esitavano a fare il tifo perché il mare li inghiottisse giù, quello stesso Mediterraneo che magari fra non molto si godranno in barca a vela o invadendo le bellissime coste del nostro meridione.

Sono rimasto senza parole di fronte agli attacchi a Saviano (ancora sulla scorta!) che ha semplicemente ricordato che la navigazione su quei barconi non è propriamente “pacchia”, visto che si rischia quotidianamente la vita, e ho avuto l’impressione di essere su “Scherzi a parte” quando ho letto commenti ironici sugli inni di ringraziamento che gli africani sbarcati a Valencia avevano cominciato a intonare per la felicità di essere sopravvissuti alla loro Odissea.

Ho letto commenti indegni di qualunque persona si definisca civile su Medici Senza Frontiere, da parte di persone che poi magari si commuovono davanti al gomitolo di lana con il quale gioca il proprio gatto.

Ecco, dopo tutto questo, credo sia sacrosanto l’appello di Roberto Saviano alla mobilitazione di chiunque non voglia accettare questa deriva razzista e nazista che la Lega sta propinando a un Movimento Cinque Stelle che ha avuto come unisco scopo quello di andare al potere, né più né meno di come la vecchia partitocrazia concepiva la competizione politica negli anni della cosiddetta Prima Repubblica.

Questo – e lo dico per coloro che rispondono pavlovianamente – non significa essere “del PD” ma soltanto stare veramente e pienamente dalla parte della Costituzione repubblicana. Quella che ha i dodici principi fondamentali che la rendono realmente “la più bella del mondo”, come s’intitolava uno spettacolo televisivo di Roberto Benigni. Non me ne frega assolutamente nulla né dei destini dei democratici né del loro leader fantasma: ciò che mi preme è che il nostro Paese reagisca di fronte alla più colossale campagna di disinformazione che si sia mai vista, peggiore persino dell’ossessione berlusconiana sui comunisti.

Sento di doverlo a mia figlia e a tutti quei bambini che fra non molto – a mia figlia mancano poco più di otto anni (nemmeno due legislature intere) – saranno i futuri elettori e dovranno scegliere i loro rappresentanti discernendo a dovere fra chi propina falsità per non affrontare i problemi complessi della società contemporanea e chi invece si batte perché la Costituzione si attui sempre e pienamente, a cominciare dall’articolo 3.

Sento di doverlo a mio nonno e a tutti quei partigiani che resistettero al nazifascismo, spesso a prezzo delle loro vite.

Perché Resistenza non è soltanto il 25 aprile: è sempre.

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