La vera impignorabilità

 In POLITICA

Stamattina, facendo colazione, ho letto come ogni mattina il Buongiorno di Massimo Gramellini su la Stampa. Ma stamattina il corsivo del giornalista e scrittore torinese mi ha fatto andare di traverso il caffè! Sarà che mi immedesimo sempre quando leggo lettere e testimonianze di padri di famiglia, con moglie disoccupata e figlia piccola: se da un lato mi ritengo ovviamente fortunato dall’altro non posso che provare tristezza di fronte ad alcune testimonianze.

Perché in questa campagna elettorale, tutta imperniata su questa maledettissima imposta sulla casa, grazie ai due geni comunicativi del Cavaliere e di Grillo, è passato totalmente in secondo piano che la gente non ha bisogno di non pagare l’IMU per sentirsi bene.

Ha bisogno di lavoro. E di retribuzioni dignitose per il lavoro svolto.

Quando ho letto questa lettera ho pensato ad ogni sera, quando mia moglie, mia figlia ed io ci riuniamo intorno alla tavola per la cena, e la mia piccola mi chiede “cosa hai fatto al lavoro, papà? Ti sei divertito?“: è struggente pensare che questo signore, comunissimo come si autodefinisce, non possa rispondere alla propria figlia senza provare vergogna o non possa inventare le balle che talvolta sono costretto ad inventare io per descriverle ad Elisa quanto mi sia divertito in ufficio, cosa ovviamente non sempre vera!

Ed è quando leggo il finale di questa lettera a Gramellini che mi incazzo di brutto:

Questo è il semplice sfogo … di un padre di famiglia che crede ancora nei valori di onestà e dignità nel lavoro

Ai due principali imbonitori, che ritengono la casa un bene sacro e impignorabile, anziché mandare lettere assurde ai cittadini o minacciare di non fare prigionieri, come il comico genovese ha detto ieri a Milano, chiederei di smetterla di propinare balle.

Un bene impignorabile per una persona dovrebbe essere il proprio lavoro (non il posto di lavoro, ma il Lavoro). Perché attraverso il proprio lavoro, che ti piaccia o ti faccia schifo, che passa la dignità di noi cittadini (d’altronde la Repubblica è fondata sul lavoro, non sulla Prima Casa!) .

Perché siamo questo, cittadini, non sudditi del primo imbonitore che passa per strada.

E sta alla classe dirigente di questo Paese lavorare per creare le opportunità affinché anche il più comune padre di famiglia possa ritrovare la dignità del proprio lavoro. E sono certo che pagherà anche l’IMU senza batter ciglio, se comprende che possono tornargli indietro servizi dalle sue imposte.

Imbrogliare la gente o incitarla al continuo vaffanculo come fanno Berlusconi e Grillo non mi sembra la risposta più adeguata a questo papà.

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